Nel 2020 le domande sono state 54, con un aumento del 45 per cento rispetto all'anno prima
Ma i giudici non sono diventati più generosi. Quasi un terzo delle istanze è stata respinta. Alla Stampa su 137 detenuti attuali, solo 4 beneficiano delle uscite
LUGANO - Confini bloccati, divieti, chiusure. Durante la pandemia siamo stati tutti un po' più "prigionieri". Ma come se la sono passata i detenuti veri e propri? Curiosamente, sembra essere aumentata la voglia di mettere il naso fuori, nel mondo dei liberi un po' meno liberi del solito. In Ticino le richieste di congedo sono state 54 nel 2020, l'anno del Covid, più 45 per cento. Ma non tutte sono state accolte.
Nel 2019 le richieste erano state 37, l'anno prima 33 e 11 l'anno prima ancora. I permessi concessi dall'autorità competente, il Giudice dei provvedimenti coercitivi (Gpc), sono stati invece più stabili: i congedi negati sono stati il 36 per cento l'anno scorso, il 25 per cento nel 2019, il 37 per cento nel 2018 e il 19 per cento nel 2017.
Numeri dietro a cui si nascondono speranze, frustrazioni, lamentele. E anche un bel po' di lavoro di avvocati e magistrati. Un esempio su tutti: la richiesta di congedo di Marco Siciliano, condannato all'ergastolo per il delitto di Obino, è arrivata fino al Tribunale federale che, a fine giugno, ha respinto un ricorso del detenuto. Un'interpretazione «molto restrittiva» della norma secondo l'avvocato di Siciliano Matteo Quadranti, che sottolinea come «in particolare il criterio del pericolo di fuga sia spesso opinabile».
Con i confini semi-chiusi e la mobilità collettiva ridotta ai minimi, in effetti, difficile andare lontano. Fatto sta che, pandemia o no, le regole sono regole: «I detenuti possono richiedere il congedo solo dopo avere scontato metà della pena, la libertà condizionata dopo i due terzi» ricorda il direttore delle strutture carcerarie Stefano Laffranchini. «Ogni passaggio sottosta a una decisione del giudice». Alla Stampa su 137 detenuti attuali, solo 4 beneficiano delle uscite. Nella sezione aperta (Stampino) si trovano al momento 30 detenuti, e «quasi tutti possono uscire periodicamente».
La buona condotta è solo uno dei fattori che vengono valutati. «L'obiettivo è di evitare ogni rischio di recidiva» spiega Marco Albisetti Bernasconi, presidente dell'Ufficio del Gpc. «Anche la gravità del reato ha un peso specifico di rilievo: se è grave, può bastare un lieve rischio di recidiva per negare un congedo». Il basso numero dei permessi concessi in Ticino, secondo Albisetti Bernasconi, non è tanto dovuto al rigore quanto al basso numero di richieste: «Siamo un cantone di frontiera. I detenuti senza agganci in Ticino non hanno per lo più motivo di richiedere dei congedi».