Sempre più dubbi su come si va a caccia del Covid. Il caso di una coppia negativa al primo esame, positiva col PCR.
L'infettivologo Christian Garzoni ammette: «Gli antigenici non sono completamente affidabili. Ma sono meglio di nulla. I laboratori sono già sotto stress coi molecolari».
LOCARNO - I test rapidi stanno sempre più perdendo credibilità? Dopo la mezza bocciatura di Berna, risalente a prima di Natale, ecco il caso di un locarnese in vacanza a Crans Montana con la compagna. In preda a sintomi da Covid, il 40enne si sottopone a un test rapido. Risultato? Negativo. Ma siccome i sintomi rimangono, e lui è intenzionato a fare visita ai genitori in Ticino, tre giorni dopo ricorre al PCR. E stavolta il risultato è positivo. Stessa sorte per la sua compagna. «Non si capisce più nulla», sospira il 40enne.
Quella comunicazione a metà – A dicembre l'Ufficio federale della sanità aveva annunciato che alcuni test rapidi antigenici non sarebbero propriamente affidabili. Non specificando, tuttavia, quali. Un atteggiamento che ha lasciato perplesso l'infettivologo Christian Garzoni. «Hanno detto che non era loro compito stabilire quali test funzionano e quali no. Così però l'informazione è stata data a metà purtroppo».
Il possibile momento del contagio – Nel frattempo uno studio germanico del Paul Ehrlich Institute ha definito inutili diversi tipi di test rapidi sul mercato. Tra cui alcuni approvati in Svizzera. La fiducia verso i test rapidi è ai minimi storici. Soprattutto nell'era di Omicron. E la gente si pone più di una domanda. «Quattro giorni prima dei primi sintomi – riprende il ticinese a Crans Montana – eravamo a cena con un gruppo di amici. E da lì è risultato un positivo. Quasi sicuramente quando ho fatto il test rapido ce l'avevo già anche io il Covid. Eppure non è risultato. Idem per la mia compagna. Si va avanti con questi test che regalano false certezze? Non mi sembra possibile. La gente pensa di essere negativa e circola tranquillamente».
«Così però si evita il lockdown» – Garzoni tuttavia spegne per un attimo le polemiche. «È vero, i test rapidi sono di fatto meno affidabili dei PCR. Ma avere questi test rapidi è meglio di niente. La questione va osservata nella sua globalità. I test rapidi riescono comunque a intercettare una parte di positivi. Questo riduce la pressione sulle strutture sanitarie e consente alla gente di avere una vita sociale, senza più ricorrere a misure come il lockdown. Non penso che i test rapidi vadano demonizzati, semplicemente occorre essere consapevoli dei loro limiti».
Un periodo di compromessi – C'è anche un'altra questione, più volte esplicitata. «I laboratori non possono seguire più di un determinato numero di test molecolari al giorno. In Ticino si viaggia sulle 2.000 unità. Questo per ragioni di organizzazione e logistica. I laboratori stanno già lavorando a pieno regime. E poi è anche un fatto di costi e praticità: il test rapido costa molto meno rispetto al molecolare, è veloce e semplice. In pochi minuti si ottiene il risultato. Purtroppo in questa situazione pandemica occorre anche accettare dei compromessi. Più di così non si può fare».