In aumento bambini e adolescenti con problemi legati alla sfera psicologica. Crescono anche le domande di collocamento
LUGANO - «Cresce il numero di bambini che manifestano delle difficoltà psicologiche sempre più importanti». Aumento del disagio, del malessere e dei problemi in casa. La pandemia ha accentuato diverse problematiche intorno alla sfera della famiglia. Ecco uno sguardo dai foyer ticinesi.
I Centri educativi per minorenni (Cem) hanno due modalità di accoglienza: l'internato e l'esternato, dove il primo è previsto per i giovani che devono per un certo periodo allontanarsi dalla propria famiglia. In Ticino ci sono 350 posti potenzialmente disponibili per i minori in difficoltà. Come confermato dalla Capo ufficio dell'aiuto e della protezione Sabina Beffa, i posti in internato sono 250 e il tasso di occupazione medio «si aggira intorno al 90-95%».
Nel corso degli ultimi due anni si è denotato un aumento della domanda di collocamenti e di situazioni più complesse. In particolare, Mario Ferrarini, direttore della Fondazione Vanoni, la cui struttura lavora anche con i più piccoli, spiega che è in crescita «il numero di bambini in età da scuola dell'infanzia ed elementare che manifestano delle difficoltà psicologiche sempre più importanti. Con il nostro Servizio di sostegno e accompagnamento educativo (Sae), andando in casa delle famiglie, abbiamo constatato che la pandemia ha aumentato questo tipo di disagio».
Gian Paolo Conelli, che dirige la Fondazione Amilcare e che lavora quindi con la fascia relativa ai 15-20, ha visto negli adolescenti «più questioni legate a depressione, uso di psicofarmaci e sostanze rispetto alla violenza domestica. La nostra risposta educativa sta diventando sempre di più di tipo psico-sociale per poter accogliere la complessità e le sofferenze che i ragazzi si portano dietro». Vito Lo Russo, direttore dell'istituto Von Mentlen, che apre le sue porte a bambini e ragazzi, mette invece le mani avanti: «Se c'è un aumento del disagio psicologico, dal nostro osservatorio non è possibile valutarlo. Non occupandoci dei collocamenti, non abbiamo una visione generale dei bisogni sul territorio».
Sul Ticino pesa anche una richiesta crescente in fatto di collocamenti per ragazzi. Conelli dice di aver accolto nelle proprie strutture «situazioni più complesse. Inoltre nel 2020 abbiamo aumentato la nostra offerta di quattro posti su richiesta del Cantone, da cui ci è stato anche detto che c'è una grande crescita di domande per collocamenti di ragazzi dai 13-14 anni in su». Secondo Lo Russo, «la casistica cambia in continuazione. Dal punto di vista del Covid, secondo me non c'è stato un aumento di richieste. Siamo più o meno sempre occupati al cento per cento, non sappiamo se c'è qualcuno che ha bisogno. Il Cantone sa che siamo pieni e quindi non veniamo sollecitati».
Secondo i dati dell'Uap, riporta Sabina Beffa, «non c'è stato un aumento generale delle richieste di collocamento negli ultimi anni. Si sono mantenute più o meno stabili». L'offerta, spiega, viene progressivamente adeguata al bisogno, ciò non toglie che «negli ultimi anni è stata parecchio potenziata e differenziata, con l’apertura di nuove strutture, per esempio». Dal punto di vista della salute mentale, «la difficoltà psicologica è una componente che caratterizza i minori collocati nei Cem ed effettivamente negli ultimi anni è diventata più importante, ma per giustificare un collocamento, si combina ad altri fattori famigliari e individuali che determinano il bisogno di protezione».