Un giro tra le vie di Lugano per scoprire come oggi viene vista la festa degli innamorati.
Qualche festeggiante felice, ma tanti gli scettici. E non sono mancati coloro che hanno deciso di celebrare secondo una chiave di lettura tutta personale
LUGANO - Celebra l'amore, ma non piace a tutti. Nel giorno degli innamorati siamo andati a fare un giro nel centro di Lugano per tastare il polso di mariti, mogli, fidanzati o single. Il quadro che ne è emerso non è forse quello che ci si aspettava.
Tra chi aveva con sé il dono per la propria metà, e chi spera che la freccia venga scoccata per il prossimo anno, non sono mancati gli scettici e coloro che trovano la festa «una perdita di tempo», se non addirittura «una grandissima...» (lasciamo spazio alla fantasia).
A sorpresa, c'è pure chi l'amore lo festeggia con i propri cari. Insomma, libero spazio all'interpretazione. E, ovviamente, all'amore.
Forse non tutti sanno che...
Le origini della festa degli innamorati (che prende il nome dal santo cristiano Valentino di Terni e nasce nel 496 a.c. per volontà di papa Gelasio I), ha in realtà radici pagane.
Si tratta originariamente di una festa romana chiamata dei "Lupercalia" e che si teneva durante i giorni (considerati nefasti) di febbraio. In realtà con l'amore aveva ben poco a che vedere. La sua radice è infatti più arcaica e legata al ciclo di morte e rinascita della natura, alla sovversione delle regole e alla distruzione dell'ordine per permettere al mondo e alla società di purificarsi e rinascere.
Alcuni dei rituali con cui veniva festeggiata (maschere, cortei e giorni in cui i servi prendevano il posto dei padroni e viceversa) sono sopravvissuti fino a oggi nelle tradizioni del Carnevale.
Sembra dunque che sia stato papa Gelasio I a convertire la ricorrenza in una festività dedicata all'amore, ovviamente romantico e legato ai concetti di fertilità cari al cattolicesimo.