Sono serviti da centri vaccinali durante la pandemia. Hanno accolto gli sfollati del Gambarogno. E in futuro?
Ecco quanti sono e in quali condizioni, in Ticino. La Sezione del militare e della protezione della popolazione: Livello di protezione ottimale, grado di prontezza elevato e capillarità in continua espansione»
BELLINZONA - «Forse è ora di dare una sistemata in cantina». Davanti alle immagini degli sfollati nelle metropolitane durante il bombardamento di Kiev, il pensiero avrà sfiorato più d'un proprietario di bunker. Negli ultimi anni i rifugi antiatomici privati in Ticino - uno dei cantoni più "bunkerizzati" della Svizzera - sono stati convertiti agli utilizzi più vari. Ma la Sezione del militare e della protezione della popolazione (Smpp) non ha mai smesso di monitorarli «per ogni evenienza».
In tempo di pace - Ripostigli, locali hobby, taverne, cantine. Sotto le case dei ticinesi si nascondono circa 340mila posti letto protetti, in teoria: in pratica una buona parte sono stati temporaneamente smantellati o trasformati. Progettati per accogliere la popolazione in caso di eventi estremi, in assenza di una minaccia bellica o nucleare negli ultimi decenni «sono stati tendenzialmente impiegati per quello che chiamiamo utilizzo in tempo di pace» spiega il capo della Smpp Ryan Pedevilla.
Controlli continui - Ma in caso di necessità torneranno effettivamente utili? La Protezione civile vigila «attraverso campagne di monitoraggio periodiche» affinché «le strutture presenti sul territorio siano in condizioni congrue» illustra Pedevilla. I rifugi privati sono circa 13mila, e ognuno dispone di ventilazione funzionante e lettini. «Capita spesso che i militi si imbattano in situazioni di accumulo, il classico effetto-soffitta non è di per sé un problema purché lo spazio possa tornare agibile in tempi brevi». Il termine di riferimento è di cinque giorni al massimo.
Dieci sanzioni all'anno - Altro discorso sono le modifiche strutturali o le ristrutturazioni non autorizzate. In questi casi sono previste sanzioni fino a 5mila franchi, e l'avvio di una procedura per abuso edilizio. Le infrazioni sono una decina all'anno, spiega Pedevilla. A queste si aggiungono le dismissioni autorizzate, anch'esse una decina l'anno: «La possibilità di sopprimere un rifugio viene concessa unicamente per ragioni inderogabili, come la costruzione di un ascensore o di una caldaia».
Passati di moda - Le regole sono ferree. Ma i ticinesi proprietari di casa negli ultimi tempi hanno preferito pagare "pegno" al Cantone - 800 franchi per posto letto soppresso, o non costruito - piuttosto che rinunciare a spazio prezioso. Dal 2012 la legge federale prevede l'obbligo di costruire rifugi solo nei nuovi edifici con più di 38 locali. «I rifugi costruiti dopo quella data sono rarissimi, le nuove generazioni cresciute dopo la Guerra Fredda hanno sentito molto meno questa esigenza» spiega Pedevilla.
I mega-rifugi - In compenso si sono costruiti più rifugi pubblici. In Ticino sono 120 e assieme ai privati possono ospitare il 98 per cento della popolazione residente. I più grandi – circa 900 posti - si trovano per esempio sotto l'Expocentro a Bellinzona, e di costruzione più recente - 858 posti - sotto la Nuova Valascia. «Possiamo contare su un livello di protezione ottimale, un grado di prontezza elevato e una capillarità in continua espansione» conclude Pedevilla.
Dal Covid agli incendi - I ticinesi possono dormire sonni tranquilli, insomma. Ne hanno avuto prova in tempi recenti, quando alcune strutture protette sono state adattate ad hub vaccinali durante la pandemia (Ascona e Tesserete), hanno accolto gli sfollati dell'incendio del Gambarogno (Quartino) o i passeggeri del bus protagonista del tragico incidente di Sigirino nel 2018 (Lamone). Altri ospitano stabilmente dei doposcuola (Cresciano, Pianezzo) o alloggi per richiedenti asilo (Camorino). Anche senza una Terza Guerra Mondiale, è pur sempre una sicurezza.