Per Simone Patelli il conflitto in atto «preoccupa». In calo anche i russi: «Pochi, ma occupavano il segmento del lusso»
Più ottimista Lorenzo Pianezzi (HotellerieSuisse Ticino): «Il conflitto per il momento è "lontano", ma si fa sentire ancora l'effetto Covid».
LUGANO - I venti di guerra che soffiano sull’Ucraina si iniziano a far sentire anche in Ticino (ad esempio nel settore dei trasporti) e rischiano di diventare un campanello d’allarme per il turismo ticinese, prossimo a scaldare i motori in vista delle vacanze pasquali.
«Il conflitto attualmente in atto preoccupa anche il nostro settore», ammette Simone Patelli, presidente di Ticino Turismo. «Come sottolineato dal direttore di Svizzera Turismo Martin Nydegger, è probabile che la guerra riduca il numero di visitatori russi in Svizzera. Rispetto ad altre regioni svizzere, per il nostro Cantone questo mercato non riveste un’importanza primaria. Si tratta tuttavia di un target di visitatori molto interessante, orientato verso il segmento del lusso, una tipologia di offerta sulla quale anche il Ticino sta puntando».
I numeri non sono effettivamente grandissimi se si pensa che, nel 2019, i pernottamenti di turisti russi si attestavano attorno ai 18'000 (0,77% del totale), mentre quelli ucraini erano circa 6'000 (0,27%). «I turisti provenienti dalla Russia erano leggermente di più un decennio fa - spiega Patelli -, prima della crisi monetaria. Ai tempi si attestavano attorno ai 26'000 (circa l'1%)».
La guerra, però, sembra toccare la destinazione Ticino anche in modo indiretto: «Il franco svizzero si sta rafforzando e la propensione ai viaggi in Europa (per esempio dagli Stati Uniti) è scesa - prosegue il presidente di Ticino Turismo -. Inoltre, anche la situazione sul fronte pandemico continua ad avere ripercussioni sul settore, soprattutto per quanto riguarda i flussi internazionali. Siamo ancora lontani dalle cifre che si registravano prima del 2020».
Tutto ciò si riflette nei registri degli hotel: «Vi sono state alcune cancellazioni. In particolare, nella regione di Lugano, in alberghi 5 stelle. Abbiamo anche constatato degli annullamenti da parte di turisti americani che non considerano più l’Europa come sicura». Nel 2019, ricordiamo, gli ospiti provenienti dagli Stati Uniti avevano totalizzato 2,5 milioni di notti in Svizzera (+9,8% rispetto all'anno precedente), miglior risultato dal 1990.
«Il conflitto per il momento è "lontano", ma si fa sentire ancora l'effetto Covid» - Che quello russo non sia propriamente un mercato di riferimento per il Ticino lo conferma anche il presidente di HotellerieSuisse Ticino, Lorenzo Pianezzi: «Dal mio punto di vista viviamo questo conflitto ancora da lontano, almeno per il momento. Chiaramente registriamo una mancanza di congressi e seminari, ma ciò e ancora conseguenza della situazione pandemica che ha portato a limitare i contatti sociali».
Per Pianezzi, indipendentemente dalla guerra, il bilancio di questo inizio anno non è dei più positivi. «Ciò è dipeso dal fatto che la clientela è cambiata. Non abbiamo più l'occupazione singola, da clientela business, ma quella doppia. Paradossalmente sono aumentati i prezzi di vendita delle nostre camere, ma sono diminuiti i pernottamenti. E di conseguenza le cifre d'affari».
Per Pasqua una previsione sembra ancora azzardata: «Stanno arrivando le prime prenotazioni, ma sono in numero limitato. Sappiamo che le trasferte pasquali sono tendenzialmente legate anche alla meteo, quindi ci aspettiamo nelle prossime settimane un afflusso man mano sempre più elevato».