Guerra in Ucraina: il pensiero di Francesca Rigotti, storica docente di dottrine e istituzioni politiche dell'USI.
«Quel personaggio non si rende conto che esiste internet». E aggiunge: «Basta con le persone che continuano a cercare colpe altrove. Il Governo russo ha invaso uno Stato Sovrano. Non si fa».
LUGANO - «L'Ucraina avrà delle colpe. E anche l'Unione Europea. Ma qui siamo di fronte all'aggressione di uno Stato sovrano da parte di un altro Stato. Non si fa. Non esiste». Francesca Rigotti, storica docente di dottrine e istituzioni politiche dell'USI di Lugano, non ne può più di coloro che cercano in tutti i modi di giustificare le mosse del leader russo Vladimir Putin. E, interpellata da Tio/20Minuti, vuota il sacco. Come sempre senza usare troppi giri di parole.
Professoressa, nell'era di Internet la Russia nega di avere bombardato un ospedale pediatrico, quando tutto il mondo vede circolare i video girati dai telefonini.
«Anche qui non generalizziamo per favore... Non è la Russia. È il Governo russo. Sono due cose diverse. E comunque lo trovo un fatto gravissimo, anacronistico. È la prova di come Putin sia scollegato completamente dalla realtà. Cerca di raccontare alla sua gente che il bombardamento di Mariupol è tutta una "messinscena ucraina" e non si rende conto che tutto il resto del mondo conosce la verità grazie al web? Mi chiedo come sia possibile...»
In Russia non ci sono più i corrispondenti dei media internazionali. I reporter in Ucraina intanto vengono malmenati dalle truppe russe. Qual è il suo parere?
«Un altro segnale inquietante. Noi tutti abbiamo bisogno di giornalisti sul posto che documentino i fatti così come sono. La stampa in queste circostanze andrebbe sempre tutelata. Internet in questo momento è la nostra salvezza per avere qualche sprazzo di verità».
Le colpe dell'Ucraina, si diceva.
«Sento un sacco di persone in Svizzera, in Germania, in Italia che, non si sa bene per quale motivo, vogliono andare controcorrente. Nessuno mette in dubbio che ci siano filoni neonazisti in Ucraina. Ma questa non è la vera Ucraina. Anzi, il Paese stava affrontando un percorso di emancipazione».
Intanto anche molti russi comuni stanno pagando per le colpe del Governo. Ingiusto, o no?
«Chi può si faccia sentire. Manifesti il proprio dissenso. Purtroppo in qualsiasi conflitto le responsabilità di un Governo vengono, anche ingiustamente, allargate ai cittadini comuni. È spiacevole. Ma è una triste realtà».
Cultura e sport russi messi al bando. Che ne pensa?
«Siamo al delirio puro. Sento di direttori d'orchestra e di concerti cancellati. E di atleti esclusi dalle competizioni. Ogni giorno c'è qualcosa di nuovo e fa male al cuore. Questi personaggi però hanno la possibilità di smarcarsi, di dichiarare che desiderano la pace. Lo facciano. È fondamentale».
È pessimista sull'evoluzione del conflitto in corso?
«No. Al contrario. Siamo di fronte a un uomo che non è più in grado di ragionare. Non voglio pensare che questa vicenda possa proseguire ancora per le lunghe».