Si tratta dell'unico comune ticinese che supera questa quota.
Otto, invece, i comuni la cui quota è scesa sotto questa soglia tra il 2020 e il 2021.
LUGANO - Collina d'Oro, assieme ad altre sei località, è l'unico comune ticinese la cui quota di residenze secondarie ha superato il 20% nel 2021. Otto i comuni invece la cui quota è scesa sotto questa soglia tra il 2020 e il 2021.
Lo indica una nota odierna dell'Ufficio federale dello sviluppo territoriale (ARE), in cui si sottolinea che da un anno all'altro, il numero di comuni che superano il 20% - limite richiesto dall'iniziativa Weber sulle residenze secondarie adottata dieci anni fa - è rimasto pressoché invariato.
Dal 2013, nei Comuni con una quota di abitazioni secondarie superiore al 20% non è più possibile realizzarne di nuove. Per poter determinare questa quota, la legge sulle abitazioni secondarie (LASec) obbliga tutti i Comuni svizzeri a stilare ogni anno un inventario delle abitazioni.
L'ARE pubblica gli inventari delle abitazioni ogni anno a fine marzo. In base a come vengono utilizzate le abitazioni, l'ARE calcola la quota di abitazioni secondarie dei Comuni. Secondo gli attuali calcoli, sono sette i Comuni - tra cui Collina d'Oro - la cui quota di abitazioni secondarie è passata lo scorso anno da un valore inferiore al 20% a uno superiore, e otto quelli in cui è scesa a meno del 20%.
Il numero di Comuni con una quota di abitazioni secondarie superiore al limite fissato è rimasto quindi al livello dell'anno precedente. I quindici Comuni che hanno cambiato stato sono per lo più località piccole, poco turistiche, con una quota di abitazioni secondarie di poco superiore o inferiore al 20%.
Nel caso dei Comuni più piccoli, ogni minima variazione del numero di abitazioni primarie e dell'offerta di abitazioni può influenzare la quota di abitazioni secondarie. A Heiligenschwendi (BE), ad esempio, il numero di abitazioni è rimasto praticamente invariato, ma una dozzina di nuove residenze primarie ha fatto scendere la quota di residenze secondarie sotto il 20%.
I Comuni la cui quota di abitazioni secondarie è passata lo scorso anno da un valore inferiore al 20% a uno superiore o viceversa possono presentare entro 30 giorni la loro presa di posizione e, d'intesa con l'ARE, inserire delle precisazioni nel loro inventario delle abitazioni. L'ARE esamina poi se la LASec si applica in questi Comuni.
L'iniziativa Weber denominata "Basta con la costruzione sfrenata di abitazioni secondarie!", lanciata dalla fondazione Helvetia Nostra dell'ecologista Franz Weber, venne approvata dalla popolazione dieci anni fa col voto favorevole del 50,6% degli aventi diritto di voto e di 13,5 Cantoni. Dall'11 marzo 2012, la Costituzione prevede, fra le altre cose, che questo tipo di residenze non possano superare il 20% del totale, né il 20% della superficie abitativa di un comune.
La norma ha dato adito a numerosi grattacapi per i problemi legati alla sua applicazione. Il Gruppo svizzero per le regioni di montagna (SAB) ha denunciato a inizio marzo tutta una serie di problemi posti dalla legislazione d'applicazione e chiesto di correggere il tiro. Per il SAB la Legge sulle abitazioni secondarie, entrata in vigore il primo gennaio 2016, sarebbe responsabile della crescente spaccatura tra città e regioni discoste.
Costituirebbe inoltre "una violazione dei diritti di proprietà". Le residenze principali, costruite dopo l'11 marzo 2012, possono essere utilizzate solo come abitazioni primarie. Per i vecchi edifici, è possibile demolirli e poi ricostruirli, ma la superficie non può essere aumentata. La ristrutturazione di questi stabili, in particolare per adattarli alle esigenze attuali, è diventata più restrittiva.
Attualmente, non ci sono praticamente più chalet in vendita nelle montagne svizzere, denunciava la SAB. Da un lato, perché praticamente non è più possibile costruire nuove residenze secondarie, e dall'altro, perché la domanda di case di vacanza ha conosciuto un nuovo impulso, con l'arrivo del coronavirus.
Ma vi è anche insoddisfazione nel campo dei fautori dell'iniziativa. "Dal 2012, la fondazione Helvetia Nostra si è opposta a più di 3200 progetti di costruzione, la maggior parte dei quali in Vallese, e ha vinto nel 64% dei casi", aveva ricordato la sua direttrice Vera Weber a Keystone-ATS a inizio marzo in occasione dei dieci anni dall'adozione dell'articolo costituzionale. La situazione migliora, ma ci sono ancora problemi, in particolare nel Vallese francofono. I promotori fanno a gara per trovare sotterfugi per aggirare la legge, aveva affermato.