Calano le licenze di costruzione in Ticino. Le imprese edili sono preoccupate
I rincari per legno, acciaio e ferro impattano sui cantieri già aperti o pronti a partire. Bagnovini (Ssic): «Gli effetti della pandemia e della guerra si fanno sentire, ma non c'è stato un tracollo»
BELLINZONA - L'acciaieria Azovstal è il simbolo della resistenza ucraina a Mariupol, ma per i costruttori ticinesi simboleggia anche qualcos'altro. Dall'inizio della guerra in Ucraina i prezzi dei materiali per l'edilizia sono saliti alle stelle, e i cantieri ne risentono. «Molti committenti preferiscono rimandare gli investimenti» spiega il titolare di un'azienda di costruzioni del Luganese che di recente ha ridotto i collaboratori interinali. «Per ora non abbiamo deciso licenziamenti, ma in futuro non è escluso».
Ferro, acciaio e legno. Le ditte che si occupano della posa sarebbero quelle più esposte, spiegano dal sindacato Unia. «C'è grossa preoccupazione anche se finora non si è arrivati a tagliare sul personale dipendente» spiega il responsabile dell'edilizia Dario Cadenazzi. «Sul medio termine i cantieri in opera e in via di partenza sono ancora numerosi».
Numeri alti, ma in calo. Nel 2021 le domande di costruzione approvate dalle amministrazioni locali sono calate di circa il 10 per cento rispetto all'anno precedente. La riduzione «è comunque contenuta» ed è riconducibile alla pandemia e ai ritardi nelle forniture verificatisi già prima della guerra in Ucraina, osserva il direttore della Società impresari e costruttori Nicola Bagnovini. Le licenze approvate in Ticino hanno un valore di 2 miliardi di franchi, inferiore rispetto agli ultimi anni di boom (erano 2,7 miliardi nel 2016 e 2,3 nel 2018) ma «comunque non un tracollo almeno per ora».
Secondo Bagnovini «una certa usura si sta facendo sentire» dopo un decennio d'oro. «Il Ticino rimane un cantone con molto sfitto e un trend demografico negativo, considerata la circostanza sfavorevole è normale che i grandi committenti privati si mostrino prudenti». L'impatto si fa sentire soprattutto nei grandi cantieri, sottolinea il direttore della Ssic: «In proporzione è rimasto invece significativo il numero delle ristrutturazioni e dei lavori commissionati da parte di piccoli privati. Le aziende di dimensioni ridotte, paradossalmente, sono meno colpite rispetto a quelle grandi».-
A fare da salvagente per molti, in queste circostanze, restano gli appalti pubblici. Cantone, Confederazione e Comuni «stanno mantenendo i loro impegni e molte aziende di costruzione, soprattutto quelle medio-grandi che sono più in affanno, si stanno dirottando verso i cantieri del genio civile» osserva il portavoce della categoria che conta oltre 7mila addetti nel settore principale. Tra questi, prevede Bagnovini, i primi a poter accusare il contraccolpo «potrebbero essere proprio gli interinali» se le difficoltà dovessero durare.