Anna Marini ha perso un figlio a causa di un mix letale tra farmaci e alcol. La sua testimonianza su Piazza Ticino.
Presidentessa dell'associazione "Insieme contro l'uso ricreativo di farmaci", lancia l'allarme su un problema sempre più serio. E il prossimo 11 maggio a Manno ci sarà una serata evento.
LUGANO - «Ho perso mio figlio proprio a causa di un mix letale tra farmaci e alcol». Anna Marini, ospite di Piazza Ticino, è una mamma luganese che non poteva starsene con le mani in mano dopo la vicenda personale che l'ha colpita. E così ha lanciato l'associazione "Insieme contro l'uso ricreativo di farmaci" (INCURF). Quello della ricerca dello sballo incontrollato da parte dei teenager è un problema serio. Anche considerando le recenti notizie sul raddoppio dei giovani con problemi psichici in Svizzera e sul fatto che uno studente ticinese su tre avrebbe pensato almeno una volta al suicidio.
C'è un collegamento tra questo disagio e la vostra battaglia?
«I ragazzi sono sempre più messi a dura prova. La società pretende molto da loro. Troppo. Ci sono troppe aspettative nei loro confronti. Sicuramente c'è un legame. Sempre più spesso emergono tristezza profonda, malessere, frustrazione. E spesso i giovani non sanno spiegarne i motivi».
Come si procurano le pastiglie i ragazzi?
«Prima di tutto a casa. Rovistano ovunque. Non per forza prendono psicofarmaci. Non fanno neanche una selezione. E non sanno nemmeno bene cosa si mettono in bocca. Senza parlare del mercato nero che c'è. A casa di amici, in giro per strada... Collaboriamo anche con altre associazioni che ogni settimana ricevono telefonate allarmanti da parte di genitori disperati per questa problematica».
Ecco, che tipo di segnalazioni vi arrivano?
«Ci contattano genitori spesso soli, nel senso che non hanno nessuno con cui parlare e che si vergognano di ciò che stanno vivendo. Ci viene riferito di ragazzi aggressivi, che diventano violenti, depressi, che vanno in stato confusionale, che fanno dentro e fuori dal pronto soccorso».
I medici hanno responsabilità, secondo lei?
«A mio avviso con troppa facilità si distribuiscono determinate ricette. A volte sono i ragazzi stessi a richiederle. Parlando coi ragazzi emerge che ricorrono a questi mix semplicemente perché stanno male e vogliono stare meglio».
Intravede possibili soluzioni?
«Prima di tutto i ragazzi vanno ascoltati. Sul serio. Siamo sempre pronti a giudicarli, a dire che loro non vanno bene, che potrebbero fare di più».
Questa però non è una società costruita per ascoltare...
«Certo. Ma allora non lamentiamoci se poi ci ritroviamo i ragazzi così. Troppo semplice dare colpe. Facciamoci delle domande. Cerchiamo inoltre di fare prevenzione. Ma concretamente. Andando nelle scuole, spiegando cosa sono certe sostanze e quali pericoli includono. Dobbiamo fare in modo che il giovane sia più sicuro di sé. Da settembre partirà anche un gruppo di auto aiuto dedicato ai genitori che si trovano nella stessa situazione».
CLICCA QUI E GUARDA LA VIDEO INTERVISTA COMPLETA
La serata evento
Cosa porta molti giovani a usare droghe? Come riconoscere i campanelli di allarme? Esistono droghe naturali innocue? A queste e a tante altre domande si cercherà di rispondere nella serata evento di mercoledì 11 maggio presso la sala delle scuole elementari di Manno-Gravesano. Inizio ore 20. Ospite: Enrico Comi, ex tossicodipendente con 27 anni di esperienza nell'ambito della prevenzione. Per questioni organizzative è gradita l'iscrizione all'indirizzo associazioneincurf@gmail.com