Fabio Leoni, esperto del settore: «Il restauro è costoso, ma teniamo dei corsi».
Sarebbero quasi sempre i privati a intervenire. «Ma ci sono anche esempi virtuosi»
LUGANO - Ne vediamo ogni giorno, eppure non tutti sanno che rappresentano un patrimonio dell’umanità riconosciuto dall’Unesco e sono in grado di prevenire slavine, alluvioni e valanghe. Rappresentano tutto questo i muretti a secco, opere antiche dell’uomo ben presenti anche in Ticino. Il Governo grigionese ha recentemente stanziato ingenti investimenti per la loro ristrutturazione. Diverso è il caso alle nostre latitudini.
«Una “sistematina” effettivamente occorrerebbe» ironizza Fabio Leoni, maestro muratore e membro dell'associazione svizzera dei costruttori di muri a secco. «In Ticino - prosegue - manca un po’ l'attenzione per il bene pubblico da parte del Cantone. Ed è un peccato, perché i muri a secco sono opere importanti. Si veda cosa è accaduto in Liguria a causa della cattiva cura dei terrazzamenti».
Da noi, per fortuna, la situazione non è paragonabile. «Ci sono però singole situazioni che risultano critiche». Per Leoni, lo stato generale dei muretti a secco ticinesi è «pessimo». «Sono pochissimi coloro che investono» spiega. Proprio per ovviare al problema, il "maestro" da tempo tiene dei corsi per insegnare a mettere mano a queste opere delicate: «Tanti frequentanti vengono per rimediare a situazioni d’emergenza e, in questo momento, la Val di Muggio è forse una delle zone con più criticità».
Non mancano situazioni simili anche negli agglomerati. «A volte i comuni partecipano con qualcosina. A Manno, dove evidentemente le finanze lo consentono, hanno messo a posto diversi muri a secco». Vi sono pure iniziative propositive: «La Fondazione Val Bavona e il Museo Etnografico della Valle di Muggio si sono attivati con dei corsi o delle opere di restauro».
Il mestiere di Leoni, intanto, è di quelli che vanno sparendo. Professione a cui pensare? «Come Associazione stiamo lavorando in questa direzione. Vogliamo organizzare dei corsi per l’ottenimento se non di un attestato federale, quantomeno per un attestato di capacità».
Potenzialmente, d'altra parte, è un lavoro remunerativo. «Si parla di mille franchi al metro per un restauro. E in Svizzera interna c’è un boom di richieste. Ma ciò perché sono meglio organizzati di noi e riescono, presentando progetti validi, ad ottenere con più facilità i finanziamenti da parte della Confederazione».
Ristrutturazioni a parte, il privato che vuole costruire muri a secco dal nulla è animale raro. «A meno che non ti chiami Gianna Nannini. Per la sua villa a Zurigo ha fatto arrivare una squadra di esperti. Ma non tutti possono permetterselo».
Criticità, problematiche e prospettive future
Mark Bertogliati, curatore del Museo Etnografico della Valle di Muggio (MEVM): «La Valle di Muggio condivide con altre valli ticinesi la problematica del declino del paesaggio rurale tradizionale. I muri a secco ne costituiscono una delle componenti più significative, ma anche più fragili. In assenza di manutenzione gli antichi muri di terrazzamento e di recinzione cedono all’incuria e all’azione degli elementi naturali. Un rifacimento si rivela un’impresa molto gravosa sia dal profilo finanziario, sia a livello tecnico e logistico essendo presenti anche in zone discoste e oggi non più gestite dall’agricoltura. Non è un problema relativo solo alla società attuale, in cui sono andate perse le competenze ed è radicalmente mutata l’esperienza del territorio, ma anche alla stessa tecnica costruttiva a secco che impone una regolare manutenzione e specifiche competenze. Anche la materia prima, in un contesto geologico e ambientale particolare quale è la Valle di Muggio, non è facile da reperire».
Sin dai suoi primi anni di attività il Museo etnografico della Valle di Muggio, con il prezioso sostegno di fondazioni ed enti pubblici, ha promosso una serie di progetti volti a recuperare queste testimonianze e favorirne la conoscenza, salvaguardando e valorizzando le peculiarità del patrimonio legato alla pietra. «Con il progetto Paesaggio di pietra, tuttora in corso, sono stati recuperati molti segmenti di muri a secco che costeggiano vie storiche e sostengono terrazzamenti - sottolinea il curatore del MEVM - . Parallelamente anche il Programma Occupazionale Temporaneo della Valle di Muggio porta avanti da diversi anni interventi di recupero di muri a secco e cura del territorio in diversi angoli della regione. Gli investimenti e gli sforzi non mancano, ma l’impresa resta titanica. Nel corso degli anni il Museo ha organizzato dei corsi di formazione per la costruzione di muri a secco, in passato con il compianto Eros Verdi e recentemente con Fabio Leoni, nella consapevolezza che anche il recupero dei saperi e delle tecniche tradizionali sia importante».
Bertogliati ne è convinto: «Questo patrimonio va conservato e tutelato non solo attraverso grandi progetti di valorizzazione e con l’ausilio di validi professionisti, ma anche con azioni di volontariato e un approccio partecipativo. È una sfida continua che necessita di un coinvolgimento dell’intera comunità. È però indispensabile fissare delle priorità e inserire questi interventi in una visione di lunga durata, altrimenti il rischio è quello di disperdere le risorse ed essere inefficaci».