Il coach Gérard Moccetti svela i segreti della camminata sui carboni ardenti
L'incidente di Au, nel canton Zurigo, rischia di danneggiare una pratica che ha conosciuto un boom negli ultimi anni: «Camminare sul fuoco cambia la vita».
LUGANO - «La camminata sui carboni ardenti non si può improvvisare» ammonisce Gérard Moccetti, 63 anni, da una trentina attivo come coach di firewalking. L’esperto ha soprattutto un timore, che l’incidente di Au (nome quanto mai evocativo dell’accaduto) mandi in fumo la credibilità acquisita negli anni dalla sua disciplina. Due giorni fa nella località zurighese del comune di Wädenswil diverse persone sono infatti rimaste ustionate ai piedi al termine della prova di ardimento. Alcuni hanno dovuto essere curati in ospedale.
Il boom durante la pandemia - Ne parliamo con Moccetti, che il fuoco sa maneggiare come pochi. «Con buona coscienza posso dire che in questa attività sono il numero uno a livello mondiale. È anche una questione di esperienza. Se alcuni propongono quattro corsi all’anno, a titolo di paragone io, negli ultimi due anni, ne ho organizzati duecento e oltre mille in totale». La pandemia non ha spento l’attività, il cui svolgimento è stato parificato e autorizzato come quello dei gruppi religiosi.
I quattro fattori critici - Un’idea, anzi più di un sospetto, su cosa possa essere andato storto ad Au, Moccetti ce l’ha. «I corsi all’americana insegnano ad essere una guida, ma non trattano abbastanza bene gli aspetti fisici o parafisici del fuoco. Nella camminata sui carboni ci sono infatti quattro fattori che bisogna saper gestire. Va tenuto conto prima di tutto che praticare questa attività d’estate è più delicato che farlo d’inverno» sottolinea il coach. «C’è poi - prosegue - il fattore luce. Di notte, al buio, il rosso ardente dei carboni rende più attente le persone. Conta anche il tipo di suolo. Un fondo duro, come sembra sia stato il caso, non è adatto in quanto incamera il calore molto più che, ad esempio, un prato». Infine, l’ulteriore sbaglio «è stato quello di aver usato legna dura, come il frassino o il faggio, che hanno un grado di conducibilità diversa rispetto alla betulla o l’abete. Se uno combina tutti questi fattori, i parametri cambiano fortemente. È possibile farlo, ma bisogna conoscere la materia».
Per tutti, anche i bambini - In tutta questa vicenda resta sospesa la domanda sul perché sfidare il fuoco… «Tra fine anni ‘80 e inizio ‘90 sono stato io, a livello mondiale, ad inventare la camminata per le aziende e poi anche per i bambini - ricorda Moccetti -. Nello stile americano è richiesto un atto di responsabilità, che va bene… In Svizzera non c’è quest’obbligo. Ma se un genitore mi affida il figlio, l’accordo tacito è che devo restituirglielo senza ustioni». Nello spiegare lo scopo ultimo, il coach sottolinea come «fondamentale non è tanto la camminata, ma tutto ciò che accade prima durante le ore di lavoro in gruppo. Il fuoco è solo l’esca per un corso che aiuta la persona ad affrontare le paure, i propri limiti e le ombre. Camminare sul fuoco cambia la vita».