Telefonia: di recente c'è chi ha parlato di "controllo di massa". La reazione di Ivana Sambo, portavoce di Swisscom.
«La polizia – sottolinea – può farci delle richieste in merito a una persona indagata. Ma non basta. Serve l'autorizzazione di un tribunale per potere concedere determinate informazioni».
LUGANO - È stata definita una forma di "controllo di massa" in un recente servizio del Tages Anzeiger dedicato alla sorveglianza sempre più puntuale da parte della polizia nell’ambito della telefonia cellulare. Grazie a un nuovo sistema di indagine, basato sui collegamenti tra antenne, sarebbe più facile ottenere informazioni su persone indagate. Il problema è che nel calderone finirebbero anche le persone non indagate. «L’espressione “controllo di massa” è davvero infelice – sostiene Ivana Sambo, portavoce di Swisscom, principale compagnia telefonica elvetica –. Semina panico inutilmente».
E allora come stanno le cose?
«La polizia giustamente può farci delle richieste in merito a una persona indagata. Ma non basta. Serve l'autorizzazione di un tribunale per potere concedere determinate informazioni. Anche per quanto riguarda la localizzazione delle persone».
La legge dice che dovete conservare i dati legati all’uso del cellulare di una persona per sei mesi.
«È vero. Ma questo viene fatto anche per il bene del consumatore. E soprattutto viene fatto in forma anonima. È utile ad esempio per lo sviluppo del prodotto e l'ottimizzazione del servizio, anche al fine di prevenire ed eliminare guasti».
Facciamo un esempio pratico. Se una persona effettua un pagamento tramite l’e-banking voi potete vederlo?
«Non ci interessa farlo. Volendo potremmo vedere che c’è stata una transazione, ma non potremmo conoscere dati come l’importo versato o il destinatario».
Altro esempio: una conversazione tra due persone su Whatsapp.
«È crittografata. Terze parti non la possono vedere. Vale lo stesso discorso dell’e-banking. A meno che non ci sia un’esplicita richiesta da parte delle autorità giudiziarie noi non possiamo assolutamente vedere nulla. Così come, senza un motivo davvero grave con esplicita richiesta validata da un tribunale, non potremo mai registrare il contenuto di una conversazione telefonica».
Dove sta l’equivoco dunque?
«Quando la polizia ci chiede informazioni su una persona indagata, noi grazie alle antenne sempre più potenti possiamo vedere quali altri telefoni erano nelle vicinanze. Ma tutto si ferma qui. A interessare è solo la persona indagata».
Cosa dicono le statistiche di polizia?
«Qui non parliamo solo di Swisscom. Ma sono compresi tutti gli operatori su suolo elvetico. Nel 2021 il numero di misure di sorveglianza in tempo reale è sceso a 1055, rispetto alle 1296 dell’anno prima. In calo anche la sorveglianza retroattiva di sei mesi: 6265 misure, 806 in meno».
Quali sono i motivi per cui la polizia e un tribunale potrebbero chiedere di controllare il telefono di una persona?
«Il 37% delle misure di sorveglianza è legato a gravi reati contro il patrimonio. Il 24% a gravi violazioni della legge sugli stupefacenti, l’8% concerne reati contro la vita e l'integrità della persona e circa il 4% reati contro l'integrità sessuale. Nel 2021 c’è stato un netto aumento di sorveglianza legata a quest’ultimo problema».