Il responsabile Unia per l'edilizia sui rischi per chi fatica con la canicola: «È pericolosissimo e poco produttivo».
Fortunatamente con le parti padronali e i comuni si trovano accordi per venire incontro al lavoratore: «Ma manca una base legale»
LUGANO - Caldo e lavoro non vanno a braccetto. E quando il settore è quello edile il mix può rivelarsi pericoloso se non addirittura fatale. I dati parlano chiaro: secondo la Cassa nazionale svizzera di assicurazione contro gli infortuni (Suva) nei giorni con temperature superiori ai 30 gradi, l'edilizia e i trasporti registrano il 7% di incidenti in più rispetto alle altre giornate estive. «In un anno con sei giorni caldi, si tratta di circa 40 incidenti in più», spiega la portavoce Arabelle Frey.
Disidratazione, colpi di sole, cancro della pelle sono solo alcuni dei rischi ai quali si va incontro lavorando sotto il sole cocente. Alcuni operai edili crollano letteralmente sotto il peso della canicola e l'infortunio è dietro l'angolo.
«La situazione non può che peggiorare» - Un problema questo, «reale, sia sui cantieri che sulle attività affini all'edilizia e che riguarda tutti quei lavoratori costretti a fare un lavoro fisico all'esterno», sottolinea Dario Cadenazzi, responsabile del settore edilizia di Unia. Con l'innalzamento del livello d'allerta in diverse regioni, secondo il sindacalista, «la situazione non potrà che peggiorare».
Diverse richieste di aiuto - Non sono poche, difatti, le richieste di aiuto da parte dei lavoratori. «Ci contattano per fare da tramite e studiare con l'impresa e il committente un'organizzazione diversa del lavoro. In sostanza chiedono di iniziare prima al mattino e finire prima al pomeriggio», spiega Cadenazzi. Fortunatamente i feedback sono positivi: «Le imprese stanno venendo incontro alle loro richieste. Forse con un po' di ritardo, probabilmente perché speravano in un periodo di canicola più breve».
Una macchina che ingrana, ma a fatica - Per poter iniziare alle 5 o le 6 del mattino ci vuole, tra l'altro, la collaborazione dei Comuni. «Devono concedere delle deroghe al regolamento sui rumori, quindi giocano un ruolo fondamentale», prosegue il sindacalista. Insomma, la macchina si muove, anche se a fatica e in moto frammentato. Questo perché, come spiega Cadenazzi, «una regolamentazione precisa per gestire queste situazioni ancora non esiste. Ma bisogna che la Politica si muova, i periodi di calura protratta sono sempre più di frequenti e non possono quindi essere considerati più eccezionali».
«Permettere di lavorare così è da criminali» - Il responsabile Unia per l'edilizia è lapidario, «permettere lavori fisici all'esterno, alle quattro del pomeriggio, è da criminali. Il rischio di avere incidenti o malattie è altissimo, per non parlare del rendimento che, per forza di cose, precipita assieme al morale dei lavoratori».
«Manca una base legale» - Il Governo in questo senso fa ciò che può: «Il Gruppo operativo salute e ambiente (Gosa) tematizza molto bene il pericolo della canicola e puntualmente rende attente le parti padronali e sindacali quando c'è un allarme. Mancando però una base legale, è chiaro che tutto sta alla sensibilità delle imprese e dei committenti che, in un'epoca di forte concorrenza del lavoro, non è così scontata».