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CANTONELa lingua «per tutti» targata Ticino che vuole unire il mondo

22.08.22 - 06:30
Uniwording, il linguaggio dei segni che abbatte le barriere tra nazioni e generazioni, compie dieci anni.
Uniwording
La lingua «per tutti» targata Ticino che vuole unire il mondo
Uniwording, il linguaggio dei segni che abbatte le barriere tra nazioni e generazioni, compie dieci anni.

CASTEL SAN PIETRO - È pensata come una lingua gestuale «universale». Che unisca culture e generazioni. Ma Uniwording, la lingua dei segni «per tutti», ha origini 100% ticinesi. E presto compirà dieci anni di vita.

Oltre le parole - «Uniwording non è una delle tantissime lingue per i sordi», spiega Mirella De Paris, ex giornalista radiofonica e oggi copresidente dell’associazione Uniwording di Castel San Pietro. «È una lingua segnica pensata per gli udenti, volta ad abbattere le barriere linguistiche e le difficoltà comunicative».

Oltre i confini - L’obiettivo è che Uniwording diventi un denominatore comune tra culture, che potrebbe imparare chi parla italiano, tedesco o inglese, ma anche swahili, russo o giapponese. Senza contare «che potrebbe diventare una seconda lingua dei sordi», permettendo loro di comunicare con udenti e non udenti di tutte le nazionalità.

Con i rifugiati - Uniwording è insomma «una lingua ponte, ausiliaria e complementare» che vuole avvicinare le persone. La gestualità, sottolinea infatti De Paris, può essere di grande aiuto laddove il parlato non arriva, ad esempio con rifugiati e migranti. «In questi mesi, con l’arrivo delle famiglie ucraine, abbiamo riscontrato grandi difficoltà di comunicazione e osservato che l’inglese non è davvero così universale».

Valore a tutte le lingue - Attraverso Uniwording, evidenzia ancora De Paris, «le rispettive lingue vengono inoltre valorizzate e non schiacciate. Perché se io vado in Cina e comunico attraverso questi gesti avrò comunque la curiosità di chiedere all’altra persona “Come si dice questa parola in cinese?”, e viceversa».

Per chi ha dimenticato - Questa lingua «universale» offre poi agli anziani «una possibilità in più per continuare a comunicare quando, a causa di una malattia o una demenza, l’uso della parola diventa estremamente difficile». Il cervello «riesce infatti a mantenere il segno nella memoria molto più a lungo rispetto alla parola». 

Una mente allenata - E le prove su strada ci sono state: «Abbiamo fatto degli incontri alla Filanda di Mendrisio e agli anziani piace moltissimo imparare questa lingua. Il suo apprendimento permette inoltre loro di allenare la memoria». 

Facile da imparare, facile da capire - Il vocabolario attuale, sviluppato appunto in dieci anni di lavoro, conta 1’500 segni, «facili da imparare perché molto intuitivi». Proprio per questo motivo, e qui sta il grande vantaggio, «si fa capire anche da chi non l’ha studiata», chiarisce De Paris.

Parlare Uniwording - L’idea è che Uniwording si possa imparare ovunque nel mondo e in diverse modalità. «Tra poche settimane avremo a disposizione le carte da gioco Uniwording, un sorta di memory che diverte e favorisce la memorizzazione dei segni». Al momento è disponibile in italiano e in inglese. «Stiamo inoltre mettendo le basi per lo sviluppo di un'applicazione. Ma per questo occorrono dei finanziamenti importanti».

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