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LUGANOIl futuro del Medio Oriente passa da Lugano

26.08.22 - 10:34
L’USI ha accolto 45 giovani change-makers da 20 paesi diversi con lo scopo di favorire il dialogo e la cooperazione
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Il futuro del Medio Oriente passa da Lugano
L’USI ha accolto 45 giovani change-makers da 20 paesi diversi con lo scopo di favorire il dialogo e la cooperazione
La quinta edizione del seminario Middle East Summer Summit (MEM) giunge alla conclusione questa sera, mentre domani l’aula magna dell’università ospiterà un forum di discussione in diretta streaming.

LUGANO - «Offriamo uno spazio sicuro in cui ragazzi provenienti da tutto il Medio Oriente si possano sentire a loro agio nell’esprimere la propria opinione», debutta con queste parole Federica Frediani, dottore di ricerca in Letteratura Comparata e responsabile del Middle East Summer Summit (MEM). Un seminario internazionale che si sta svolgendo all’Università della Svizzera italiana a Lugano con la collaborazione del dipartimento degli Affari Esteri di Berna (DFAE).

Arrivato alla sua quinta edizione il MEM si conferma come un appuntamento di spessore nella promozione del dialogo tra Medio Oriente ed Europa. Una piattaforma dedicata ai giovani “change-maker”, parola scelta per descrivere i partecipanti, della regione del Medio Oriente e del Nord Africa con lo scopo di sviluppare nuove visioni e progetti all’insegna del dialogo interculturale.

Le lezioni sono iniziate giovedì 18 e si concluderanno con un forum trasmesso in streaming sabato 27 agosto sulla piattaforma online dell’università. Due settimane che hanno trasformato il Ticino in un luogo d'incontro aperto alla collaborazione tra giovani ragazzi provenienti da tutta la regione. «Abbiamo accolto 45 ragazzi con una formazione e un background diversi, provenienti da più di 20 paesi», continua Frediani. Giovani leaders e change-maker che per la durata del seminario, attraverso workshop, lezioni, conferenze e momenti di discussione, hanno elaborato nuove visioni per il futuro, riflettendo sui problemi della regione e sulla difficoltà di comunicazione tra i diversi Paesi.  

I temi sul tavolo durante questi giorni sono tanti e spaziano dalle conseguenze della guerra in ucraina per il Medio Oriente, alla migrazione fino ai problemi geopolitici della regione. Il MEM non si pone come obiettivo quello di formulare una soluzione definitiva per le grandi problematiche della regione.

«Siamo coscienti dei nostri limiti. Vogliamo offrire una piattaforma di dialogo che possa facilitare lo sviluppo di progetti nella regione», ci spiega la Dottoressa Frediani. La specificità dell’evento è infatti quella di riuscire a collegare e far dialogare persone. 

«Il Summit è stato ideato come uno scambio umano e intellettuale al di là dei confini, delle culture e delle lingue. Mira a creare amicizie, rafforzare reti e idee». Uno spazio impensabile, secondo Frediani, al di fuori della Svizzera. «Non sarebbe possibile organizzare un evento di questa portata al di fuori del contesto svizzero. La tradizione diplomatica elvetica e la sicurezza del nostro territorio garantiscono lo svolgimento del seminario».

Un aspetto sottolineato con orgoglio. «Riuscire a riunire nella stessa stanza un iraniano con un saudita e un israeliano, per noi è una vittoria. Rappresenta un motivo d’orgoglio perché rispecchia e conferma l’importanza del ruolo della Svizzera come mediatore in Medio Oriente». 

Il MEM però non si limita a uno spazio di discussione. Grazie all’animazione dei diversi collaboratori dell’USI, i ragazzi hanno sviluppato legami di amicizia profondi «L’organizzazione del seminario ha trovato un giusto equilibro tra il lavoro professionale e le attività più ricreative volte a consolidare le amicizie», ci racconta Danial Mousavi Shakiba, di nazionalità iraniana che lavora a Teheran presso l’UNHCR (l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati).

Anche Danial ha evidenziato l’importanza del MEM come piattaforma di dialogo. “Si è creata una connessione speciale tra tutti i partecipanti. Questo grazie all’ambiente e all’accoglienza che tutti noi abbiamo trovato a Lugano. Uno spazio in cui abbiamo potuto proporre ed elaborare le nostre idee”.

I progetti futuri - Anche Alhereth Elshibani dalla Libia sottolinea l’importanza di collegare persone provenienti da ogni angolo del Medio Oriente. “La rete di relazioni personali che si è creata è senza dubbio l’esperienza più profonda che ho vissuto a Lugano. Un’energia che si poteva forse sfruttare maggiormente per concretizzare idee e progetti, ma che tutti i partecipanti hanno percepito”. Alhereth ha in seguito ribadito il ruolo della Svizzera e dell’USI nella creazione di uno spazio di discussione. “L’università ha permesso di coinvolgere nelle discussioni ragazzi che non si sarebbero mai incontrati. Queste relazioni aiuteranno sicuramente la realizzazione di tanti programmi che si stanno sviluppando”, ha concluso Alhereth. 

Un cambio di prospettiva – Il contesto multiculturale del MEM ha aiutato molti ragazzi a saper guardare ai problemi attraverso angoli diversi. “Ho imparato molto in questi giorni” esordisce Boutheyna Saidani, studentessa tunisina all’università Paris Business School a Parigi. «Abbiamo avuto l’occasione d'incontrare esperti e persone provenienti da tutta la regione. Interagire con loro mi ha permesso di abbracciare narrazioni diverse. Trovo che ho imparato a guardare il Medio Oriente sotto una prospettiva più ampia».

L’energia di Boutheyna è contagiosa, e le sue parole testimoniano di un’esperienza vissuta con passione: «MEM significa per me incontro. Entrare in contatto con persone diverse e interagire con loro. Sono sicura che questi scambi avranno un impatto profondo sul dialogo interculturale di tutti i partecipanti. In particolar modo devo ringraziare lo staff e gli organizzatori che hanno reso possibile tutto questo. Siamo grati per aver creato uno spazio di scambio così speciale», ha voluto sottolineare la giovane.

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