Steven Veloz è nuovamente campione nazionale. Potrebbe volare a Los Angeles, ma preferisce concentrarsi sul lavoro
LOCARNO - Un corpo statuario, cesellato da anni di allenamento e dieta. Un sacrificio, per alcuni. Una passione per Steven Veloz, il 27enne di Locarno che anche quest’anno si è aggiudicato il podio, in qualità di bodybuilder, nella gara nazionale organizzata dalla SNBF, federazione svizzera di natural bodybuilding.
Con un’altezza di 178 centimetri e un peso di 73 chili circa, Steven ha portato sul palco una condizione che gli ha permesso di aggiudicarsi l'agognata "pro-card" e l'accesso diretto al mondiale, che quest'anno si svolgerà a Los Angeles. «Ma non vi prenderò parte», ci spiega. Il motivo? Nonostante la grande passione per la pesistica, il 27enne si è da poco diplomato come infermiere. «Chiedere ora un congedo non sarebbe corretto. Userò questo tempo per crescere il più possibile ed arrivare ad essere competitivo a livello internazionale con i migliori atleti del mondo».
Un amore, quello per la ghisa, nato "grazie" a un infortunio. «Giovavo a calcio, ma mi feci male a un ginocchio. Contemporaneamente frequentavo già la palestra e, avendo bisogno di uno sfogo, mi sono buttato nel bodybuilding». Accadeva circa sette anni fa. Oggi Steven è due volte campione nazionale e sogna in grande. «Sono una persona che ha bisogno di mettersi sempre alla prova. Le gare per me rappresentano questo: una sfida».
Una preparazione fatta di sacrificio e disciplina - Al suo fianco il coach e amico Thomas Saliba, a sua volta campione svizzero ed europeo. «Abbiamo studiato assieme una preparazione a 360 gradi mirata alla mia categoria, quella dei men's physique. Qui non vince chi è più "grosso" ma chi mantiene un fisico armonico ed estetico».
Questa disciplina è fatta sì di sollevamento pesi, ma l'alimentazione è fondamentale per quello che è poi il risultato finale: un corpo muscoloso con percentuali di grasso risicatissime. «Abbiamo lavorato molto sull'alimentazione, con una dieta protratta nel tempo che tagliava gradualmente le calorie - spiega infatti Steven -. Questo mi ha permesso di perdere peso senza soffrire troppo la fame. Sono arrivato in pre-gara ad assumere 2'000 calorie giornaliere che, tutto sommato, sono ancora alte. Ma ciò ha significato un lavoro più lungo, durato oltre sei mesi. Sono stato molto attento, evitando sgarri di qualunque tipo. Contemporaneamente mi allenavo 2 ore e mezza al giorno, dal lunedì al venerdì, e macinavo obbligatoriamente almeno 18 mila passi al giorno. Insomma, il mio fisico bruciava calorie come una fornace».
«Non serve il doping, ma l'anima» - Il risultato lo si può vedere nelle foto dell'ultima gara. Una condizione, quella di Steven, che non manca di suscitare qualche invidia. «Tanta gente crede che certi risultati non siano raggiungibili senza il doping. La verità è che, come in tutto, bisogna metterci l'anima e impegnarsi fino in fondo, sapendo fare anche delle rinunce. I risultati poi arrivano».
Un taglio alle calorie, dunque, ma non alla vita sociale: «Esiste questo luogo comune secondo il quale se vivi di palestra finisci per non avere tempo per altri o, peggio, per chiuderti in casa con la paura di cadere nella tentazione degli "sgarri". Certo, a volte ti ritrovi con gli amici che mangiano la pizza e tu devi dire no, ma questo non vuol dire rinunciare alla socialità. Ho la fortuna di essere circondato da persone che mi vogliono bene e capiscono le mie necessità».