Il Governo: «I dati a disposizione sono la punta dell'iceberg, molti casi non vengono alla luce»
BELLINZONA - La partnership sociale tra Governo e organizzazioni della società civile sul fronte della violenza domestica «funziona e ognuno nel proprio campo fa moIto: certo che vanno migliorate alcune cose, comprese quelle inerenti i dati a disposizione, perché ricordiamolo che nelle nostre statistiche non entrano i casi di violenza sommersa che non vengono alla luce e che l'aggiornamento del piano d'azione tenterà di contrastare».
È il Direttore del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi a delineare anche il quadro di difficoltà entro il quale si muovono le tante azioni di contrasto a questa tipologia di violenza. Violenza che il nuovo Piano d'azione cantonale (un completamento del documento del novembre del 2021) presentato oggi a Bellinzona tenterà sempre di più di contrastare.
«Sappiano che non è realistico pensare di azzerarlo - ha detto Gobbi - perché spesso queste violenze si consumano in un contesto anche di relazione sentimentale che intercorre tra vittima e l'autore della violenza e di sovente siamo in presenza di una condizione di sudditanza psicologica che impedisce a chi subisce un abuso di denunciarlo. Ma l'aggiornamento delle misure contenute nel Piano cantonale atte a contrastare il fenomeno va nella direzione di fare decrescere i casi».
È il piano delle 4 P: prevenzione (campagne informative e formazione di operatori che lavorano con i soggetti che manifestano istinti violenti), protezione (delle vittime), perseguimento (dei colpevoli) e politiche (coordinate).
«Solo attraverso il lavoro di una rete sociale e istituzionale che opera in condivisione si possono raggiungere gli obiettivi» ha sottolineato il Direttore del Dipartimento delle istituzioni. «Le istituzioni ci sono e i cittadini devono avere fiducia nello Stato» ha rimarcato.
Una fiducia che Gobbi fa pesare anche attraverso una "mossa" legislativa che è quella della gestione delle minacce, inserita nella nuova legge cantonale di polizia: «questo processo riconosce segnali premonitori ed è in grado di valutare quando sta per insorgere un atteggiamento minaccioso - spiega - e già oggi la Polizia cantonale si occupa di autori di violenza domestica».
Per le vittime di stalking - con una richiesta al Pretore - è previsto il ricorso all'applicazione del dispositivo elettronico (braccialetto) al polso della persona violenta.
«In Ticino non vi sono persone soggette a questa misura e in Svizzera sono in fase di esecuzione due procedimenti» ha riferito Gobbi. Che ha anche ricordato che «33 persone con problemi di violenza alle spalle hanno partecipato ai corsi tenuti da operatori che si pongono l'obiettivo di riaffermare in queste persone il senso del rispetto e la regressione dai loro istinti violenti».
Dal canto suo il Direttore del Dipartimento della sanità e della socialità Raffaele De Rosa ha presentato l’intensa attività svolta dal suo Dipartimento sugli assi di intervento “prevenzione” e “protezione”, sottolineando come le misure presentate nel Piano d’azione 2021 sono state in maggior parte realizzate, diventando misure strutturali.
Tra le nuove misure identificate e attuate sull’asse “prevenzione” si può citare il progetto “Viva Voce”, «ossia la formazione per i professionisti in ambito sociale, volta a rafforzare la partecipazione attiva e l’ascolto dei minori nell’elaborazione dei loro progetti di vita. Tra le nuove misure in fase di studio vi è fra le altre la promozione di un alloggio di transizione e di accompagnamento alla gestione del quotidiano per le donne dopo il periodo trascorso nella Casa protetta».
Anche il lavoro nelle scuole è di primaria importanza nel contesto della prevenzione e della sensibilizzazione sulla violenza domestica. In quest’ottica il Direttore del Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport, Manuele Bertoli ha ricordato come «l’ascolto, il rispetto, la gestione della diversità, delle pari opportunità e la gestione dei conflitti sono propri dell'educazione scolastica e concorrono a creare un substrato relazionale positivo».
In particolare Manuele Bertoli ha ricordato una delle iniziative nate all’interno della scuola e più specificatamente nel settore della formazione professionale: «gli studenti e le studentesse e i docenti e le docenti del Centro professionale tecnico (CPT) di Bellinzona hanno realizzato sull’arco di 10 giorni nella primavera scorsa una mostra, momenti di discussione, uno spettacolo teatrale e diversi interventi di enti e associazioni attivi sul territorio attorno al tema della violenza domestica».