Parola ai giovani del Liceo di Lugano 1: «Un progetto complesso, ma molto appagante»
LUGANO - Sta entrando in una fase conclusiva la sistemazione del fiume Cassarate a Lugano, tra l'area di Cornaredo e la foce.
Il progetto deve includere misure di protezione per ridurre il rischio in caso di piene, elementi che promuovano la fruibilità del fiume per i cittadini e misure ambientali a favore della biodiversità. E a chi affidarlo, se non a coloro che hanno in mano il futuro?
Sono infatti stati coinvolti, in un processo partecipativo per sviluppare delle idee da integrare nell'ultima fase pianificatoria, gli allievi della classe dell’Opzione complementare di Biologia in collaborazione con Geografia del Liceo cantonale di Lugano 1. La proposta è stata lanciata direttamente dall'Ufficio corsi d'acqua (UCA) del Dipartimento del territorio, grazie a un’idea del capoufficio Laurent Filippini.
«Competenze che non avremmo potuto apprendere»
Nel 2021 è partito il corso, coordinato dalla docente titolare Manuela Varini in collaborazione con la docente Ambra Gianini, e con gli importanti apporti di una ventina di esperti di diversi ambiti. Dopo una prima fase teorica in classe, si è passati a una fase di progettazione da parte degli allievi stessi. Alcuni dei temi trattati hanno riguardato ad esempio l’ambiente e la biodiversità urbana, ma anche la gestione delle risorse.
Come sta andando il corso? Lo abbiamo chiesto proprio agli studenti. «Bene, è sicuramente un progetto molto interessante e nuovo per tutti noi, ci permette di acquisire competenze che non potremmo apprendere in un corso abituale», ci hanno detto gli studenti Clory Marvulli e Matteo Ferretti. Anche secondo Helena Miecznikowski e Federico Lovat è un progetto molto interessante. «Oltre ad ampliare le nostre conoscenze nell’ambito prettamente scolastico, ci permette di sviluppare ulteriormente le nostre competenze di comunicazione e organizzazione di un progetto a lungo termine».
«Abbiamo capito che dietro un progetto simile c’è un grande lavoro. In questo caso nello specifico ci ha aiutato a scoprire il fiume e gli ambienti circostanti», hanno sottolineato Lucia Luraschi, Ilaria Sirvinskaja e Natan Colantuono. Infine, anche Gianluca Caprotti ed Emanuel Cerutti hanno ribadito le moltissime nozioni imparate dalle docenti e dagli esperti: «Poter osservare le nostre idee sviluppate durante il corso è molto appagante. Lavorare su un progetto pratico ci ha poi permesso di imparare a collaborare al meglio, e ora abbiamo una visione più completa del fiume e della sua importanza».
Ma si aspettavano che, dietro un progetto che a prima vista sembra semplice, ci siano in realtà così tanti aspetti da considerare?
«È qualcosa di insolito per noi»
Per qualcuno, come Helena e Federico, non è stata completamente una sorpresa: «Essendo un progetto di ingegneria ci si poteva aspettare una certa complessità; la vera sorpresa è stato il grado di libertà creativa che ci è stato lasciato. È un aspetto che ci ha permesso di immergerci completamente nel progetto e di sentirci parte di esso».
D’altra parte, ad esempio Clory, Emanuel o Matteo, non se lo aspettavano: «Il modo in cui si entra così tanto nel dettaglio non è solito per giovani come noi». Lucia, Ilaria, e Natan, erano invece preparati ad affrontare un progetto difficile. «Nonostante ciò, è un’esperienza estremamente arricchente e siamo soddisfatti del lavoro svolto».
I progetti degli allievi sono tuttora in corso e verranno presentati in occasione di un incontro pubblico previsto nel corso della prossima primavera.
«Importante coinvolgere la gioventù»
«Ritengo sia importante coinvolgere la gioventù in progetti come questi», ci ha invece detto la docente di biologia Manuela Varini, «perché si tratta di un’altra maniera di fare scuola, di approcciarsi alla realtà in maniera interdisciplinare, dove gli allievi diventano protagonisti e si attivano per trovare soluzioni creative a situazioni e problematiche oggettive e concrete sul territorio, in collaborazione con professionisti di settori anche molto diversi tra loro».
Ma non solo: «Si tratta inoltre di un’opportunità, che permette di fare ‘scuola all’aperto’, cosa che comporta tutta una serie di benefici sia a livello didattico, cognitivo che emotivo, ma anche a livello di crescita personale e di sviluppo di svariate competenze», secondo la docente.
Gli studenti ne escono quindi molto arricchiti. «Questo tipo di progetti permette agli allievi di sviluppare maggiormente le proprie capacità comunicative, ad esempio tramite delle presentazioni delle proprie idee davanti a un pubblico. Una maggiore conoscenza della biodiversità, che ci circonda, permette inoltre di apprezzare maggiormente la natura e di accrescere la propria sensibilità ambientale. Doti fondamentali, da coltivare per le generazioni future».
L'era dei progetti partecipativi
Durante il corso, gli allievi hanno anche incontrato i bambini della Scuola elementare di Pregassona Probello, con la loro maestra Barbara Gambazzi, per uno scambio di idee. Secondo Varini «Sono delle esperienze uniche e arricchenti, che portano anche a riflessioni legate alla visione del ruolo che si vuole assumere nella società di domani e al contributo che si vuole dare per costruire un mondo migliore. Il fatto poi di sentirsi ascoltati e che le proprie idee possano venire un giorno concretizzate per lo sviluppo territoriale è particolarmente motivante e valorizzante».
Per questo prendono sempre più piede, in tutto il Paese, i progetti partecipativi. «Si è capito che, in questa maniera, vi è un valore aggiunto per tutte le parti prese in considerazione. Questo dialogo tra generazioni e persone, che verte a ridurre una struttura gerarchica ed elitaria degli aspetti decisionali, è il fondamento di un modello di società più armoniosa e inclusiva», ha concluso Varini.