La richiesta è dell'Udc ticinese.
La notizia (o meglio, la conferma dei dubbi) è arrivata ieri: la Banca nazionale svizzera (BNS) non distribuirà denaro alla Confederazione e ai Cantoni. L'argomento è stato centrale in Gran Consiglio, durante la discussione sul preventivo 2023, approvato, alla fine, senza i voti dell'UDC. Stando al documento licenziato dal governo, erano 137 i milioni di franchi già messi in conto, provenienti sulla carta dalla Bns, e ora venuti a mancare.
Sull'argomento interviene oggi l'UDC ticinese con una nota. «Che la Banca nazionale questa volta non faccia piovere soldi sui Cantoni non è affatto una sorpresa - si legge nel comunicato - il direttore del DFE Christian Vitta stesso, in quanto uno degli 11 membri del consiglio della BNS, doveva essere al corrente». Per i democentristi «il Gran Consiglio sembra non aver capito o ha fatto finta di non capire, e peggio ancora il governo stesso non ha dato segno di voler risparmiare. Per esempio applicando le uniche ricette efficaci proposte da lungo tempo
dall’UDC, e che ancora giacciono inevase, per ridurre il deficit».
La forza politica ricorda che «il popolo ha votato un chiaro piano su come pareggiare i conti entro il 2025. È un compito innanzitutto del governo! E ricordiamo anche che proprio per questo l’UDC ha bocciato questo preventivo. Perciò, tramite Paolo Pamini, abbiamo chiesto la riunione di emergenza della commissione della gestione e finanze par martedì, seduta che era stata cancellata. Chiediamo si convochi in audizione una delegazione del Consiglio di Stato, composta perlomeno dal presidente e dal direttore del DFE, per confrontarci sulle misure immediate che possono essere già decise nel corso del 2022».
Il partito politico propone «il blocco delle assunzioni, il blocco della spesa per beni e servizi, il blocco di qualsiasi nuova spesa non vincolata, la non entrata in vigore del carovita (di discrezione governativa). Per quanto riguarda l’ultimo punto, il Governo potrà sempre decidere d'introdurre successivamente il carovita con effetto retroattivo al 1° gennaio 2023, se avrà attuato sufficienti misure di contenimento. Per L'UDC «non è la scusa per punire i dipendenti dell'amministrazione bensì l'occasione per suonare la campana della responsabilità di cinque Consiglieri di Stato che nei mesi scorsi hanno peccato di accidia malgrado i nostri molti appelli».