Un attivista per il clima ticinese racconta l'importanza di manifestare e punta il dito contro il Wef: «È tutto greenwashing»
SAVOSA - Per i movimenti per il clima l’inizio del 2023 è stato scoppiettante. Tra un “divorzio” nel Regno Unito, un villaggio da proteggere in Germania e l’inizio del World Economic Forum di Davos, gli attivisti hanno avuto e stanno avendo molto da fare. Questo nonostante le numerose critiche piovute su alcune delle loro iniziative.
Abbiamo fatto il punto con Davide*, attivista ticinese che collabora con vari gruppi, tra cui Extinction Rebellion (XR). In questi giorni, si trova fuori dal Ticino. «Insieme al gruppo Debt for climate, ho partecipato al blocco dell’aeroporto di San Gallo, dove sono atterrati molti partecipanti del Wef, e martedì sera ho preso parte a un’altra manifestazione a Zurigo».
Credi che queste manifestazioni abbiano davvero un impatto?
Sì, magari non è visibile, ma c’è. Mantengono il tema nell’opinione pubblica, mettono in luce le problematiche. Hanno un impatto nei movimenti sociali e del clima perché è importante fare vedere che c’è una resistenza al Wef, all’1%, a tutti quelli che distruggono il pianeta per profitto o per il loro ego.
Ma a forum come il Wef si discute abbastanza di clima e ambiente?
No, né a livello qualitativo, né quantitativo. È tutto greenwashing. Basti pensare a quanti aerei sono atterrati in questi giorni a Zurigo. Se avessero davvero a cuore queste problematiche, il Wef si svolgerebbe in videoconferenza.
Ma alcuni temi vengono trattati…
Spesso il discorso viene strutturato attorno all’economia, alle nuove tecnologie e alle potenzialità di mercato di una transizione energetica ed ecologica. Ma non ha quasi nessun senso. Ad esempio spingere per rimpiazzare tutte le auto a carburante con quelle elettriche non è nemmeno verosimile, non ci sono abbastanza materiali. Poi si parla praticamente solo di emissioni e di deforestazione, certamente molto importanti. Ma la crisi ambientale, climatica e della biodiversità è molto di più: è un ecocidio.
Spesso gli attivisti non vengono visti di buon occhio, soprattutto nei casi di “imbrattamento”...
Sono tattiche legittime. Hanno riportato, nel bene e nel male, il tema al centro. Ciò che va criticato sono i media, che assecondano i bassi istinti. Non è stato danneggiato niente. Forse leggermente una cornice. Ma gli attivisti sapevano benissimo che c’erano dei vetri o delle plastiche di protezione. E tutto questo non viene mai detto chiaramente. Gli attivisti non sono colpevoli. Reagiscono al problema dopo anni di manifestazioni e iniziative e proposte, come quella di Sciopero per il clima, che sono finite in un nonnulla.
In Svizzera è già stato fatto qualcosa in tal senso?
Sì. Il gruppo Renovate Svizzera ha fatto un’azione alla Kunsthaus di Zurigo e una al Museo Cantonale di Belle Arti di Losanna. Delle persone si sono incollate a un quadro, ma non è stato riportato dai media.
L’impressione è quella di venire costantemente repressi.
In Germania la non-parola dell’anno per il 2022 è stata “clima-terroristi”. È una non-parola perché viene usata a sproposito. Io mi chiedo chi è terrorizzato dagli attivisti. Dare dei terroristi a dei giovani di 20 o 30 anni, che non hanno mai fatto del male a nessuno, e che nella loro disperazione cercano solo di portare all’attenzione un problema che ci tocca tutti è sbagliato. Se proprio vogliamo dare dei terroristi a qualcuno, allora sono i nostri governanti che non fanno niente e che ci spaventano con “non avremo abbastanza energia questo inverno, dobbiamo usare più carbone”. E sono i dirigenti delle grandi aziende petrolifere.
Il gruppo a cui partecipi, in senso ampio, sta apportando alcuni cambiamenti. Cosa ne pensi?
La decisione che ha preso XR può fare molto senso nel Regno Unito. Ma è piuttosto formale e comunicativa. E il suo obiettivo ora è far scendere in piazza centomila persone. Per altri gruppi, come Just Stop Oil, sarebbe un’impresa impossibile. Quanto avvenuto non è da vedere come una frattura. Per come conosco io il movimento, quando ci sono questi grandi avvenimenti, la sigla conta poco. Si va tutti e si fa tutto insieme.
*Nome noto alla redazione