Il racconto di un 27enne luganese, a Davos con i Global Shapers: «Per ragazzi come noi, essere lì è una cosa grandissima»
LUGANO - Da Cadempino fino a Davos, per partecipare al Forum economico mondiale.
È questa l'avventura di Mirco De Savelli e di altri 5 ragazzi che, dal Ticino, hanno potuto partecipare al Wef di Davos. A rendere possibile l'incredibile viaggio, l'organizzazione Global Shapers - creata dallo stesso Wef - per permettere l'incontro costruttivo fra giovani e attori di primo piano a livello globale.
«Siamo arrivati ieri sera (giovedì, ndr.) in treno, questa mattina abbiamo partecipato ai lavori e incontri e ora è tempo di tornare», ci racconta venerdì sera il 27enne mentre si appresta a ripartire verso il Ticino dalla stazione della cittadina grigionese, «per quanto riguarda pernottamento e cibo, ha pensato a tutto l'organizzazione del Wef».
Ma com'è la Davos del Forum? «È un ambiente davvero surreale e posticcio, fra capannoni pop-up ed edifici cittadini convertiti ad "ambasciate" di Paesi e aziende». E poi c'è l'onnipresente presenza della sicurezza: «Soldati e personale di sicurezza ovunque, con check-point, aree off limits... Per quanto riguarda i controlli veri e propri, come perquisizioni e metal detector, vengono effettuati solo all'accesso del centro delle conferenze. È un po' come quando si va a prendere l'aereo...».
Altra questione di colore è senz'altro... il gelo, che traspare dalle foto che in questi giorni sono giunte dalla cittadina grigionese: «Sì, faceva un gran freddo», ride il luganese, «diciamo che per noi svizzeri è nella norma, sono temperature da pista da sci, ma per altri ospiti che venivano da Paesi più caldi, come per esempio l'India, li vedevo davvero battere i denti!»
Andando al sodo, cosa porta a casa la giovane rappresentativa ticinese? «È stato davvero interessante incontrare e poter interagire con persone di un calibro che non potrei mai sognarmi. Per fare un esempio, questa mattina abbiamo partecipato a un incontro con la direttrice del Fondo Monetario Internazionale, Kristelina Georgieva. Quanto spesso può capitare a un normalissimo ragazzo di Cadempino una cosa del genere? Anche in altri incontri a cui abbiamo partecipato, il fatto che dei leader mondiali ascoltassero quello che avevamo da dire ha dell'eccezionale».
Quindi non si tratta di un evento da "torre d'avorio", come sembra a molti? «Capisco l'impressione che può suscitare - e da esterno, francamente, la condivido - ma dopo averla vissuto ritengo che sia un'occasione fondamentale, è l'unico momento nel quale personalità di calibro mondiale si confrontano con gente normale, come me. È questo il motivo di essere più interessante del Wef. Per noi è stata un'esperienza incredibile».