Occorre cambiare rotta per valorizzare la scelta di tipo formativo-professionale, perché oggi è il mercato del lavoro a chiederlo
LUGANO - Dallo Stato alle associazioni professionali. È compito di tutti lavorare per la rivalutazione e la percezione che la società ha dell'apprendistato. Una missione - quella di rendere più attrattivo il diploma di apprendista - che mai come in questo momento di personale qualificato carente assume un'importanza non più procrastinabile nel tempo.
I numeri della ricerca - Inutile negarlo, in Ticino, come generalmente nei Cantoni latini, la formazione professionale viene snobbata, colpevolmente ritenuta una scelta formativa di seconda lega. E a confermarlo - secondo uno studio realizzato da Fill-up, prima realtà aziendale privata a sostegno dell'intero comparto formativo - sono i numeri.
Nel nostro Cantone 3,915 persone hanno intrapreso la via della formazione professionale nel 2022: il 36% provenienti dalla 4a media (1,389) e il restante 64% da altri percorsi (2,526). Cifre che, secondo Fill-up, confermano che «chi ha requisiti scolastici – magari anche minimi – tenta la strada degli studi superiori», nonostante che «le probabilità di successo siano ridotte al lumicino».
E ancora, quanto ai dati, il 47% (1,401) dei giovani che scelgono la formazione professionale seguono anche una scuola a tempo pieno, il che sta a significare che non si ha piena fiducia in un apprendistato in azienda.
Cosa fare per invertire la rotta - Urge dunque, secondo gli esperti, intervenire nella promozione e sensibilizzazione dell'intera società: dai ragazzi, alle famiglie, fino alle aziende e alle associazioni professionali. Modificando - o meglio - sostituendo l'associazione mentale di apprendistato uguale dimensione socio-educativa con quella - più attrattiva - di realtà funzionale all'economia, al mercato e alla spendibilità della scelta in prospettiva dell'immediato futuro.
Inoltre, in un comunicato, gli esperti di Fill-up ritengono il sistema Ticino "responsabile" nel considerare l'apprendistato esclusivamente come un mezzo per «garantire pari opportunità e conoscenze generali a tutti i giovani», tralasciando invece il fine ultimo da perseguire: quello di «assicurare l’accesso al mercato del lavoro e soddisfare la domanda di lavoratori qualificati». Quest'ultimo aspetto, certamente, andrebbe a "invogliare" maggiormente genitori e figli a intraprendere la scelta formativa dell'apprendistato, in vista di maggiori chance nell'accesso al mercato del lavoro.
«Il valore aggiunto dell'apprendistato» - Il coretto cambio di strategia, nell'interesse della futura produttività del Cantone, non passa dunque nel trasformare il diploma di apprendista in una laurea ma nel «concentrarsi sul valore aggiunto che l'apprendistato offre ai futuri professionisti - uno su tutti l'acquisizione delle tanto ricercate competenze trasversali - e le molteplici opportunità di sviluppo della propria carriera professionale». A partire dalla corretta comunicazione verso studenti e aziende, alla ricerca di giovani apprendisti.