L'Associazione Mai più Sola, nata nel luglio 2022 segue già 14 persone. «Dopo una denuncia, tante vittime restano abbandonate»
LUGANO - Le ansie, la paura e la necessità di allontanarsi da una casa diventata ormai un incubo.
In Svizzera i rifugi a disposizione delle vittime di violenza domestica che non possono rientrare a casa sono quasi al completo. Il ritratto di un tipo di abuso che serpeggia in troppe abitazioni. Ma com’è la situazione nel nostro Cantone? «Anche in Ticino la situazione è complicata», ha confermato a Tio/20 Minuti Luana Riva, dell’Associazione Mai più Sola. «È vero che c’è un aumento di persone che chiedono aiuto. Stiamo seguendo ad oggi 14 donne, tre delle quali hanno deciso di denunciare».
Già 14 persone in pochi mesi: l'associazione è infatti nata nel luglio del 2022 da un'esperienza vissuta in prima persona. «Mia figlia è rimasta vittima di violenza domestica. È andata in codice rosso, è viva per miracolo» ha raccontato Riva. Dalla propria esperienza diretta, dopo aver constatato come gli aiuti, le leggi in vigore e le situazioni che si creano non permettono a una vittima di poter ricevere riscontro immediato ed elaborare quanto successo in modo concreto, ha voluto infatti portare un segnale forte, fondando l'associazione. «Il problema, anche qui in Ticino, è che dopo una denuncia tante vittime restano sole e abbandonate. A seguito della violenza c’è un post-traumatico della vittima (si definisce congelamento) e se non la segui in quei momenti la perdi nelle sue fragilità».
«Le accogliamo e le ascoltiamo»
Ora, madre e figlia si dedicano quindi all'aiuto volontario delle vittime. «Ci chiamano e noi le accogliamo, le ascoltiamo, dedichiamo loro anche quattro o cinque ore di fila. Il nostro intento è portarle a denunciare». Arrivano quindi prima all’associazione, che alla polizia. «Quando si rivolgono a noi inizialmente iniziano a dire “la polizia no, la LAV (Servizio per l'aiuto alle vittime di reati, ndr.) no…”. Noi cerchiamo di capire cos’è successo. Lasciamo a loro la possibilità di parlare».
Ma negli ultimi mesi si esce più allo scoperto rispetto agli anni precedenti? C’è più consapevolezza? «Sì e no. Abbiamo fatto quattro serate di sensibilizzazione l’anno scorso, e solo dopo queste serate sono uscite altre vittime. Mi sono chiesta: e se non fossero state fatte le serate? Sarebbero state zitte». Infatti, per Riva, sono tante, troppe, le vittime che rimangono in silenzio. «Tante vittime non parlano, hanno paura. Per questo io dico che la violenza dentro le mura di casa spesso c'è, ma non la si vede».
«Chiediamo una sede»
Vista l’importanza della sensibilizzazione, «anche quest’anno abbiamo previsto delle serate, anche nelle Valli. L’anno scorso abbiamo fatto Bellinzona, Locarno Chiasso e Trevano. Quest’anno faremo Biasca (proprio oggi, mercoledì primo marzo), Tesserete, Valmaggia e torneremo a Lugano. Non intendiamo ridurre le serate perché la violenza c’è ed è in aumento». Ed è presente su tutto il territorio. «È capitato nel Luganese, nel Mendrisiotto, nel Bellinzonese… in tutto il Ticino».
Da qui un appello alle autorità. «Abbiamo bisogno una sede». L’associazione non ha infatti al momento una struttura con posti letto. Come si fa? «Se la vittima proprio non po’ rientrare al domicilio ci rivolgiamo al Consultorio delle donne. Noi collaboriamo molto bene con tutti, con la polizia, la Lav… Certo, l'ideale sarebbe avere una sede». A tal riguardo, Riva e le altre volontarie del gruppo hanno fatto richiesta a Comune e Cantoni per una struttura: «Abbiamo intrapreso discussioni con le autorità cantonali e comunali. Siamo felici che il comune di Lugano adesso ci abbia accordato delle panchine rosa con il nostro logo, ma stiamo chiedendo altro supporto». Anche aiuti finanziari? «Essendo che ci muoviamo come volontarie, chiediamo di essere sostenute finanziariamente (almeno per le spese di viaggio) - anche perché è già capitato che a una vittima abbiamo dato dei fondi perché era rimasta senza niente...».