Privacy, accesso non equo al mercato, dipendenza dalla rete e alimentazione meno variata richiamano a una maggiore consapevolezza.
LUGANO - Il frigorifero che gestisce la refrigerazione in base ai cibi, il forno che stabilisce il tipo di cottura sulla scorta delle preferenze del consumatore, il riscaldamento che si spegne appena si esce di casa e, nel frattempo, un robot passa l'aspirapolvere, riconoscendo oggetti e diverse superfici. Sono solo alcuni esempi d'intelligenza artificiale applicata alla domotica.
Una rivoluzione che vedrà delegare a robot "intelligenti", entro i prossimi 10 anni, quasi il 40% delle faccende domestiche. E tra queste, il 60% del tempo che oggi dedichiamo alla spesa sarà di competenza di App collegate a telecamere, che riconoscono gli articoli e pagano il supermercato, senza code e senza cassiere. A dirlo è uno studio pubblicato sulla rivista Plos One. Anche se tutto sembra fin qui "fantastico" c'è chi da tempo si occupa del fenomeno e dei suoi possibili rischi.
«Siamo a conoscenza dell’accelerazione nell’automazione della vita dei consumatori, anche nella Svizzera italiana - spiega Evelyne Battaglia-Richi, presidente dell’Associazione consumatori della Svizzera italiana (Acsi) -. Già dal 2018, in occasione della giornata internazionale del consumatore, il tema è stato affrontato dalla Commissione Federale del consumo, della quale sono membro in rappresentanza dell’ACSI».
Signora Battaglia-Richi, in un contesto di messa in rete e automazione degli oggetti, ci si chiede quali siano i diritti fondamentali dei consumatori.
«L'accesso equo al mercato per tutti, l’informazione sufficiente e oggettiva sull’applicazione di queste automazioni, la libera scelta di acquistare tali prodotti e le possibilità di utilizzo, anche in caso di mancanza di rete se si tratta di oggetti necessari nella vita quotidiana. E poi la garanzia della sicurezza e responsabilità del fornitore degli oggetti acquistati».
Se da un lato la domotica e l’uso pratico dell’intelligenza artificiale sono volte a rendere la vita più facile, dall'altro il rischio è quello di perdere il controllo sulla privacy.
«Un tema attuale resta la proprietà dei dati e forse non sempre è chiaro a tutti che questa resta al consumatore. Un problema connesso è però la verifica che non ci sia altro utilizzo di questi dati sensibili e privati raccolti, per evitare abusi. Penso che molti consumatori quando acquistano un oggetto con intelligenza artificiale integrata non siano sempre coscienti che devono, con l’acquisto o il noleggio, capire anche cosa succederà ai loro dati: prima di sottoscrivere un contratto d’uso, ne andrebbero verificate le condizioni».
Come essere certi che produttori o distributori non utilizzino i dati per altri scopi?
«Apposta la firma al contratto di acquisto/noleggio di un oggetto, si accettano tutte le condizioni indicate sul contratto e quindi va letto con attenzione. Prima di farlo ci si può rivolgere al nostro servizio infoconsumi ACSI, che può chiarire eventuali dubbi. Da tener presente è anche cosa accade ai nostri dati alla disdetta del contratto o quando l’oggetto deve essere smaltito o restituito: le informazioni registrate dovrebbero essere cancellate e trasferite al proprietario».
Anche se i prezzi dovrebbero essere adeguati e controllati, per evitare margini di guadagno eccessivi per i produttori, con l'avvento dei robot c'è un rischio di precludere un equo accesso all'automazione di casa?
«Credo che l’evoluzione tecnologica potrà mitigare certe differenze di prezzo per oggetti più comuni e già sul mercato lo si vede da tempo. Penso ad esempio a un aspirapolvere di casa, che oggi come robot aspirapolvere ha prezzi simili a quelli manuali».
Difficile che lo stesso si verifichi nel settore sanitario, dove la robotica ha già un ruolo sempre più importante.
«Non credo che venga compensato in tempi così brevi, perché i costi della ricerca incidono sui costi degli oggetti prodotti e quindi una disuguaglianza potrà sicuramente prodursi nei prossimi anni e svantaggiare la popolazione più debole finanziariamente».
Anche là dove i costi e prezzi non sono un problema, l'accesso alla digitalizzazione può creare disuguaglianze.
«Non tutti i consumatori vi si approcciano in egual modo, sia per mancanza di competenze pratiche, sia per la paura della perdita di privacy. Ma non solo, c'è chi teme l'eccessiva dipendenza dalla rete».
Quindi un mercato parallelo, non dominato dall’intelligenza artificiale, dovrebbe poter restare accessibile ai consumatori?
«Sì, anche perché poi se dovessimo impiegare troppe macchine intelligenti per svolgere le mansioni quotidiane, cosa resta a noi da fare? Mi spiego: andare a fare la spesa può anche essere un’attività salutare, muovendosi e andando a piedi. Inoltre permette di adattare le scelte degli alimenti freschi in base alle offerte di stagione per esempio».
Si stima che la spesa e dunque la scelta degli alimenti, entro i prossimi 10 anni sarà affidata per il 60% all'intelligenza artificiale. Signora Battaglia-Richi, lei che è dietista ASDD e nutrizionista specializzata in promozione della salute, che idea si fatta?
«Se deleghiamo questo compito a un robot che non prova i sentimenti e le emozioni che il cibo suscita in tutti noi, esiste certamente il rischio di peggiorare le abitudini alimentari o almeno di rendere meno variata la scelta dei cibi. E se la salute non è l’obiettivo primario della scelta, spesso non lo è, si rischia di andare verso un peggioramento dell'equilibrio alimentare, con possibili conseguenze sulla salute».
Un altro aspetto è legato anche al cibo pronto che acquistiamo online, non sempre adatto alla salute, specie se consumato spesso e senza compensarlo con cibi più naturali.
«Esattamente, oggi si dedica sempre meno tempo e fatica alla preparazione di pasti gustosi ed equilibrati nutrizionalmente, cucinando meno spesso e perdendo anche abilità in questo senso, oltre a vanificare la possibilità di fare pause salutari nel prepararsi un pasto da sé. Penso che la digitalizzazione, cliccando un App e ordinando il cibo a casa, o sul posto di lavoro, tenderà ad accentuare questo fenomeno. Negli ultimi vent’anni le malattie causate o correlate al sovrappeso sono nettamente aumentate e con esse le spese sanitarie collegate, che rappresentano un fardello economico eccessivo ormai per troppi consumatori».
Riflettere su dove l'aiuto dei robot possa migliorare la nostra vita e dove invece aggravi i problemi è dunque compito di tutti noi.
«Credo che la velocità con la quale crescerà questo mercato dipenderà molto dalle nostre azioni di consumatori, consapevoli delle implicazioni che l'intelligenza artificiale avrà sul nostro modo di vivere, più o meno salutare».