Il Consiglio di Stato grigionese ha risposto a un'interpellanza su quanto accaduto lo scorso novembre, quando una giovane ha perso la vita
ROVEREDO - Il rave party alla Diga della Roggiasca al quale ha partecipato la 19enne che è poi deceduta dopo essere stata lasciata davanti all'Ospedale di Bellinzona? Si è trattato di un evento non autorizzato che è stato sorvegliato «ripetutamente» dalla Polizia cantonale. Tuttavia, «siccome l'evento si stava svolgendo in modo pacifico, non era giunta alcuna richiesta da parte del comune, e non vi erano segnalati disturbi da parte della popolazione, da parte della Polizia cantonale non vi era motivo per intervenire ulteriormente».
È quanto ha scritto il Consiglio di Stato grigionese in risposta ad un'interpellanza che era stata inoltrata a dicembre dalla granconsigliera Eleonora Righetti (Centro) e da altri deputati per far luce sul comportamento delle autorità in relazione al rave.
«Dopo la ricezione della notifica dell'ospedale di Bellinzona relativa al ricovero di una giovane donna priva di sensi, la Polizia cantonale ha immediatamente preso tutte le misure di ricerca e investigative necessarie. Sulla loro base ora viene svolto il procedimento penale», si può leggere ancora nella risposta dell'Esecutivo.
Qual è la procedura in caso di eventi non autorizzati?
In generale, quando capitano feste o party non autorizzati, è in primis il Comune a essere responsabile per la garanzia di quiete, ordine e sicurezza. Se lo ritiene necessario può però richiedere il sostegno della Polizia cantonale.
Dal canto suo, se sono gli agenti della Cantonale a venire a conoscenza della festa, possono sorvegliarla (conformante al mansionario) e informare il comune interessato. Un intervento ulteriore - ribadisce il Governo - «avviene solo su richiesta del comune o in caso di episodi penali oppure in presenza di una situazione di pericolo».
Tornando nel caso di Roveredo, l'evento è stato sorvegliato ripetutamente dalla Polizia cantonale e sono stati eseguiti diversi controlli della circolazione. «In questo contesto sono stati constatati e puniti dei reati contro la legislazione sulla circolazione stradale». Per i motivi elencati prima, però, non vi era motivo per intervenire ulteriormente.
Andrebbero applicati ulteriori divieti (ad esempio rendendo punibile la mancata richiesta di un'autorizzazione?) Per l'Esecutivo no. «Misure di educazione e sensibilizzazione, nonché la creazione di luoghi in cui i giovani possano incontrarsi indisturbati e legalmente e in cui sia a disposizione anche un'offerta di consulenza a bassa soglia che rafforzi la loro responsabilità sono più sensati rispetto a ulteriori divieti».