Il Municipio risponde al Consiglio di Stato: «Non abbiamo chiesto sostegno perché non sapevamo che quella festa fosse in corso»
ROVEREDO - La vicenda del rave party alla Diga della Roggiasca al quale ha partecipato la 19enne che è poi deceduta dopo essere stata lasciata davanti all'Ospedale di Bellinzona continua a far discutere.
A seguito delle risposte fornite dal Consiglio di Stato grigionese sulla vicenda dopo un'interrogazione, è ora il Municipio di Roveredo a prendere parola. Anche perché al Comune non è andato giù quanto scritto dalle autorità cantonali.
Stando alla Regione, il Municipio non condivide in primis il passaggio in cui viene detto che il Comune non avrebbe chiesto assistenza alla polizia cantonale. Una descrizione «perlomeno fuorviante», sostiene l'Esecutivo, aggiungendo che «scaricare la sola responsabilità al Comune di un eventuale intervento orientato a ordinare l’interruzione dell’evento è un po' troppo semplicistico, considerato che i fatti si sono svolti ben lontano dal paese, in un luogo discosto e che visto il periodo non solo non disturbava nessuno, ma era addirittura impossibile udire il rumore prodotto dagli impianti acustici». È quindi «difficile chiedere la collaborazione di qualcuno quando non si è a conoscenza che un evento è in corso».
In generale, per l'autorità comunale di Roveredo, «nella risposta governativa vi sono diverse contraddizioni, a cominciare dall’applicazione del principio della proporzionalità, soprattutto quando i reati sono perseguibili d’ufficio dall’autorità competente, che in questi casi non è di sicuro il Comune non essendo autorità di perseguimento penale». Per il Municipio è quindi chiaro: «ll Governo prima di rispondere all’interpellanza avrebbe fatto meglio a contattarci allo scopo di condividere almeno una parte dei contenuti della risposta».
Mentre in politica la questione si è accesa, a livello penale prosegue l'inchiesta aperta dal Ministero pubblico grigionese.