Il portavoce dell'Ordine dei farmacisti fa il punto della situazione sulla scarsità dei medicamenti e sulle difficoltà di approvvigionamento
BELLINZONA - La situazione relativa all'approvvigionamento di medicinali in Svizzera è sempre più tesa. Tanto che ieri la presidente di Pharmasuisse Martine Ruggli-Ducrot ha lanciato un (ulteriore) grido d'allarme, chiedendo a Berna di muoversi tempestivamente per affrontare un problema sempre più grave e che riguarda ormai gran parte del mondo.
Settecento prodotti mancanti - Sugli scaffali delle farmacie svizzere (e ticinesi) manca un po' di tutto. Dagli antidiabetici ai farmaci per la pressione, passando agli antibiotici, sono circa 700 i medicinali attualmente non disponibili. «La situazione è sempre molto problematica», ci conferma il portavoce dell’Ordine dei farmacisti ticinesi Federico Tamò. «La fortuna è che in estate non c'è una grossa circolazione di virus invernali nella popolazione. La minor richiesta di questi farmaci stagionali e la conseguente minor pressione ha permesso il ritorno di alcuni farmaci che prima mancavano sugli scaffali».
Ansia per gli ansiolitici - La stagionalità, quindi, aiuta. Ma resta l'unico fattore positivo di un momento storico complicato. «Le molecole che costano poco sono sempre ad alto rischio e difficilmente fornibili perché non c'è nessuno che fa scorte abbondanti. Al momento abbiamo un grosso problema con gli ansiolitici, mentre la situazione degli antibiotici resta tesa, sebbene si cerchi di ottimizzare la distribuzione delle dosi tramite la vendita sfusa. Mancano pure gli antidolorifici e gli antinfiammatori».
Guerra e pandemia, le micce - La pandemia di Covid-19 e la guerra in Ucraina sono state le micce che hanno fatto deflagrare una bomba che sarebbe comunque (prima o poi) esplosa. «La problematica - sottolinea Tamò - sta nelle scelte politiche ed economiche che sono state fatte negli ultimi decenni». A mancare è stata una visione a lungo termine. «Si è guardato solo il punto di vista economico, tralasciando l'importanza sanitaria e sociale di avere un medicamento sempre a disposizione. Logicamente il conflitto e la pandemia sono fattori che hanno complicato la logistica del trasporto e la produzione di molecole, creando uno squilibrio a livello globale».
Problema globale - Un problema globale che naturalmente si ripercuote sul piccolo mercato svizzero (e ticinese). «Sono state toccate nazioni - conclude il portavoce dell’Ordine dei farmacisti ticinesi Federico Tamò - che avevano dei mercati enormi come quello dell'Unione europea. Se fino a qualche mese fa il novanta per cento delle carenze di farmaci lo risolvevamo importando i medicinali dall'estero, ora non è più così. Le soluzioni a nostra disposizione sono quindi sempre meno».