Si sta per chiudere il sipario su Locarno76, un'edizione che ha visto l'incremento del pubblico
LOCARNO - L'edizione 2023 del Locarno Film Festival sta per concludersi, con la soddisfazione degli organizzatori che incassano un incremento delle presenze e i vari aspetti positivi, in termini di riscontro sia del pubblico che della critica.
I momenti salienti - Fra i momenti salienti di Locarno76 si ricorderà la presenza in Piazza Grande martedì scorso del regista Ken Loach, 87 anni, per presentare il suo ultimo film "The Old Oak" accolto da uno scrosciante applauso e da una standing ovation prima della proiezione. Il suo discorso contro l'élite della società e a favore dei meno abbienti e indifesi, a cui è dedicata tutta la sua cinematografia, ha suscitato grande emozione nel pubblico.
La protesta - La serata di lunedì scorso in piazza verrà in particolare ricordata per l'interruzione della cerimonia per la consegna del Locarno Kids Award al regista ed ecologista francese Luc Jacquet per mano di due giovani attivisti di Renovate Switzerland che sono saliti sul palco per spronare il pubblico ad agire per l'emergenza climatica. Ritornando su questa azione martedì alla conversazione allo Spazio Cinema, Jacquet ha sottolineato come ci fosse «una forma di violenza». «Condivido questa collera ma non trovo che sia la buona maniera di fare», ha detto rispondendo a una domanda.
Locarno in relax - In generale la 76esima edizione del Locarno Film Festival ha rappresentato anche il ritorno alla normalità dopo due edizioni segnate dalla pandemia. Il pubblico, lo si è percepito, era più rilassato, come d'altronde lo erano gli invitati. Le sale, spesso colme di gente, ne sono testimone. C'è poi il grande successo della Rotonda by La Mobiliare, che ha saputo attirare un vasto pubblico con concerti di livello locale, nazionale e internazionale. Ricordiamo giusto qualche ospite: Guè, Gabry Ponte, Pegasus, Davide Van De Sfroos, Mattak, Dj Antoine...
Le assenze - L'organizzazione ha dovuto fare i conti con lo sciopero in corso a Hollywood che ha spinto alcune star, fra cui l'attesissima Cate Blanchett, a rinunciare alla presenza a Locarno per solidarietà con il movimento di attori e sceneggiatori.
Ma alcuni registi non hanno potuto recarsi al festival anche per ragioni politiche. È il caso del regista iraniano Ali Ahmadzadeh che non ha potuto assistere all'anteprima giovedì al FEVI del suo film "Mantagheye bohrani" (Critical zone) e stasera non potrà ritirare nemmeno il Pardo d'oro del Concorso internazionale.
Il messaggio - Il produttore del film Sina Ataeian Dena ha letto un toccante messaggio del regista, che ha voluto dedicare la pellicola alle due giornaliste che per prime hanno denunciato la morte di Mahsa Amini, la giovane iraniana uccisa dalla polizia per non aver indossato il velo a settembre dello scorso anno. Le due giornaliste si trovano tuttora in prigione.
«Girare questo film è stata una ribellione», ha detto prima di sapere della vittoria Ali Ahmadzadeh che lo ha scritto, diretto e montato e «farlo vedere è una vittoria ancora più grande». Il film è stato girato senza l'autorizzazione del regime iraniano, usando persone reali e non attori, nascondendo la macchina da presa o ingegnandosi a usarla con molte limitazioni. Anche per questo motivo il regista - classe '86 autore di un percorso di riflessione sulla censura e sulla ribellione giovanile, sul confronto impossibile con la teocrazia - non è potuto venire in Ticino.
Per gran parte del film il protagonista è in auto dove si fa guidare dalla voce femminile del suo GPS, seguendo il programma prestabilito dal suo "lavoro". Malgrado il fatto che la pellicola, sia in gran parte piuttosto oscura dovuta all'illegalità nella quale naviga il protagonista, ci sono momenti di grande umanità. Premiare questo film è un atto di coraggio, come lo è stato girarlo senza il consenso del regime iraniano.