Polemiche sull’agenda del DECS. «Parlare delle questioni di genere è necessario», dice Arianna Lucia Vassere di LGBTQIA+ Imbarco Immediato.
BELLINZONA - È polemica sull'agenda ufficiale del DECS che sarà distribuita agli allievi di quinta elementare e ai ragazzi delle medie. Alcuni politici (il consigliere nazionale Lorenzo Quadri in primis), ma anche persone comuni, storcono il naso per lo spazio dedicato alle questioni di genere a scuola. Un tema non nuovo. Capace ogni volta di sollevare un polverone. «L’adolescenza – sostiene Arianna Lucia Vassere, membra del coordinamento dell'Associazione LGBTQIA+ Imbarco Immediato – è una fase di ricerca, sperimentazione e conoscenza della propria identità, anche di quella sessuale».
Un'età delicata.
«In un sistema dal paradigma eteronormativo, per una giovane persona queer, con un’identità di genere o un orientamento sessuale che non corrispondono a quelli più diffusi, la sensazione di sentirsi diversa può generare sofferenza e solitudine».
Fluidità, disorientamento sessuale, genere... Secondo alcuni, parlare di questi temi ai ragazzi sembra esagerato. Che ne pensa?
«L’identità sessuale e i tratti che la compongono non vengono “scelti”: rappresentano qualcosa che ognuno sente dentro di sé e quindi un dato di realtà. C'è il sesso biologico. C'è l'identità di genere, cioè il genere in cui la persona si riconosce. C'è il ruolo di genere, legato alle aspettative degli altri. E c'è l'orientamento sessuale, che comprende tutto il ramo emotivo e di attrazione. La persona adolescente può ad esempio provare attrazione per un’altra persona del suo stesso sesso o interrogarsi sulla sua identità di genere. Per alcune persone i tratti dell’identità sessuale risultano subito chiari, altre hanno bisogno di più tempo per definirsi».
L'agenda del DECS propone approfondimenti su temi diversi: democrazia, funzionamento delle cellule del corpo umano, colori della pelle...
«Tra questi, è presente il tema dell’identità sessuale. La scelta è di presentarlo in modo descrittivo e fornendo una sorta di racconto di vita di una ragazza non binaria: “io mi sento così e ve lo racconto”. L’iniziativa è utile dal punto di vista educativo e informativo, poiché una ragazza o un ragazzo LGBTQIA+, nella sua fase di crescita, ricerca, sperimentazione e conoscenza della propria identità, può trovare conforto nel leggere una narrazione che si avvicina al suo vissuto».
Come spiegarlo agli scettici?
«L'intento dell'agenda è quello di educare, informare e proporre un modo accogliente di porsi nei confronti delle altre persone. Si invita chi legge ad assumere un atteggiamento non giudicante e non discriminante verso giovani persone che presentano caratteristiche diverse da quelle della maggioranza. Soprattutto per farle sentire meno sole nei vari delicati momenti della loro vita».
C'è chi parla di propaganda gender.
«Come Associazione, riteniamo che non ci sia nulla di estremo nel riportare la narrazione di un vissuto in cui un segmento della popolazione possa riconoscersi. Non si tratta di un tentativo di lavaggio del cervello. Fare coming out rappresenta spesso un percorso lungo e difficile. Le fasi del processo sono diverse ma possono essere sintetizzate in un coming out intimo e in un coming out pubblico, verso le altre e gli altri. La maggior parte delle persone queer, come ad esempio le persone omosessuali, ha paura che facendo coming out possa ricevere reazioni negative».
Paura. Una parola chiave.
«Sì. Una giovane adolescente o un giovane adolescente che sente di appartenere alla comunità LGBTQIA+ può avere paura del rifiuto, della discriminazione, della derisione. Il tema dell’identità di genere non va quindi definito “urgente”. Bensì “necessario”. Solo una maggiore tematizzazione degli aspetti legati all’identità sessuale e un allargamento del dibattito permetteranno alle persone della comunità LGBTQIA+, anche molto giovani, di non avere paura o di non sentirsi discriminate. Di non sentirsi sole. Le altre persone avranno invece l’occasione di accrescere le loro conoscenze e di assumere un atteggiamento di non giudizio e di non discriminazione».
Qual è il vostro auspicio?
«Il tema dell’identità sessuale va incluso in ogni processo di educazione sessuale, sia nel contesto familiare sia in quello scolastico. Le persone alla ricerca della propria identità hanno infatti bisogno di modelli di riferimento, ma soprattutto di venire ascoltate e accolte nel loro modo di essere e di esistere. La persona adulta di riferimento può allora porsi in una postura di ascolto, comprensione e accettazione, per creare con le persone più giovani un’atmosfera di fiducia, che permetta loro di affrontare sempre meglio il lungo processo dell’adolescenza».