Ilario Lodi, direttore di Pro Juventute Ticino analizza l’emergenza sociale
I dati forniti da Pro Juventute mettono nero su bianco, senza possibilità di appello, la complessità di un'emergenza , quella giovanile, in piena esplosione.
Per riflettere e cercare di comprendere cosa ci può essere alla base delle richieste di soccorso, sempre maggiori, inviate dai ragazzi, interviene Ilario Lodi, direttore di Pro Juventute Ticino.
«Stiamo assistendo a uno scollamento sempre più netto tra giovani e adulti e non si tratta più, solo di una questione generazionale o legata all’età, come ci si poteva aspettare anche solo fino a 10-15 anni fa. E in tale contesto la globalizzazione e la mondializzazione hanno imposto un modo di interpretare la realtà diversa dal passato. Ulteriore influenza negativa è stata esercitata dai social», spiega Lodi. Anche se il «vero paradosso che vedo - aggiunge sempre il direttore - è che proprio la globalizzazione ha diviso, puntando su una individualità esasperata che ha creato un deficit a livello della collettività. La globalizzazione vede infatti i giovani essenzialmente come futura forza lavoro più che come soggetto democratico».
Necessario e urgente dunque è «tornare a privilegiare aspetti educativi legati alla collettività, penso alle vecchie vacanze in colonia ai campi itineranti - spiega Lodi - I genitori, per contro, sono secondo me in grado di assumersi le proprie responsabilità, bisogna ricordarlo. Anche se è vitale la comunicazione. Ulteriore invito che mi sento di fare è di non delegare l’educazione dei figli all’esterno del nucleo familiare o della scuola»
E nella trasformazione sociale in corso è impossibile non fare riferimento, tra i fattori negativi, agli strascichi lasciati dal Covid «anche se personalmente ritengo non ha creato nulla di nuovo ma ha solo esacerbato una realtà già esistente. La condizione di isolamento ci ha costretto a fare i conti con noi stessi e ci ha fatto scoprire che eravamo molto più isolati di quanto credessimo», spiega il direttore di Pro Juventute.
La conclusione non può che guardare al futuro. «È necessario pensare a nuove modalità di relazione sul fronte pedagogico che, attualmente, devono però ancora essere individuate nel dettaglio, pensate e contestualizzate. Alla base di tutto rimane infine un necessario e costante processo dialettico».