Monsignor Joseph Bonnemain interviene sul caso ticinese
ZURIGO - «Ciò che andato distrutto non si può recuperare. Ma i racconti diretti delle vittime sono il contributo più importante. Bisognerà incoraggiare tutti quanti, vittime o chi ha notizia di abusi, di farsi avanti. In Ticino ciò è davvero prioritario perché questa è l’ora dell’azione«.
Le parole sono quelle di Monsignor Joseph Bonnemain, vescovo di Coira, raccolte da Catt.ch: il religioso si è occupato in passato di vari dossier contenenti denunce di abusi in ambito ecclesiale e questa mattina ha reso queste dichiarazioni a margine della conferenza stampa che si è tenuta a Zurigo dove è stato presentato il rapporto sugli abusi commessi all'interno della chiesa svizzera a partire dal 1950 a oggi.
Sul caso ticinese (presentato sempre questa mattina dalla ricercatrice Vanessa Bignascadi e di cui si parlerà domani in una conferenza stampa organizzata dalla Curia diocesana) è intervenuto anche Jacques Nuoffer, presidente SAPEC (il Gruppo di sostegno alle persone abusate della Svizzera Romanda): «Gli ordini religiosi, che rappresento, ritengono urgente un'azione nazionale - ha detto - mettere a disposizione organi di ascolto, possibilità di appello. Favorire la trasmissione di informazioni agli studiosi, per un’indagine non solo storica, ma in futuro auspicabilmente anche sociologica, analogamente a quanto fatto in Francia» E ha aggiunto che per il Ticino «si potrebbe immaginare che qualcuno responsabile dello studio vi tenga della serate informative, per mettersi all’ascolto delle persone coinvolte, come è successo in Svizzera romanda».