Tanti, in Ticino, i cercatori armati di pala e padella. Ma attenzione a regole e limiti
LUGANO - Una pepita da 48 grammi è forse il bottino più luccicante, almeno tra quelli ufficiali, emerso dai riali del Malcantone.
Niente male neanche quella pietruzza brillante da 18 grammi, annunciata da un urlo di gioia «da mia figlia, nel 2021, durante una giornata di divertimento con i piedi a mollo nei fiumi», ci racconta Ruben Martinez.
Lui è uno dei due cercatori d’oro che, con l’autorizzazione del Museo di Storia Naturale, conduce, essenzialmente su richiesta delle scuole, dei percorsi didattici lungo i fiumi.
Ma oltre alla caccia all’oro a scopo istruttivo, sono molti quelli che invece si aggirano lungo i corsi d’acqua nella speranza «il più delle volte vana, di fare il colpo della vita. Comunque abbiamo assistito a un incremento di quanti, armati di pala e padella, si sono fatti conquistare dalla caccia al tesoro giallo».
Anche se, fortunatamente tranne «rarissimi casi di persone non autorizzate, si tratta di amanti di quello che definirei un hobby, tutti dotati di regolare patentino».
E, notizie recenti di una vera e propria invasione di cercatori d’oro, arrivano dal Canton Zurigo - nella regione di Winterthur - dove si è dovuti intervenire inasprendo le norme sulla pesca dei metalli preziosi nei fiumi.
«É comprensibile - fanno sapere dall’Associazione Miniera d’Oro dI Caslano, che nel 2018 fu tra gli artefici della riapertura della miniera di Sessa - Anche noi, da allora abbiamo ricevuto molte richieste di persone interessate ad andare alla ricerca dell’oro, tanto che organizzavamo, oltre alle visite alla miniera, anche delle escursioni a tema lungo i fiumi. In tanti arrivavano dalla svizzera interna. Questa attività però poi l’abbiamo abbandonata, affidandola ai due cercatori d’oro autorizzati».
Molto delicato poi il problema del rapporto con il territorio. «Se troppe persone vanno nei fiumi e iniziano a scavare senza regole, oppure a creare piccole canaline per deviare i corsi d’acqua e mettersi a setacciare la sabbia, allora si rischia di causare un danno all’ecosistema. Da qui la necessità di controllare», aggiungono dall’associazione.
Ma ciò che più interessa, inevitabilmente, è capire se ne vale la pena. «Per chi è un appassionato come me e sente la febbre dell’oro nel Dna, la risposta è assolutamente sì - racconta Ruben - Ma facendo due conti lascio a voi la risposta». Ed eccoli allora i conti. «Se proprio vi dovesse andare bene, e non è automatico, potreste trovare dopo tante ore e molta fatica, un grammo d’oro e guadagnare circa 54 franchi, in base alle valutazioni correnti. Ma, e ovviamente c’è un ma, dovete tenere conto che il patentino annuale da richiedere per non incorrere in sanzioni costa 150 franchi per i ticinesi e 250 franchi per chi arriva da fuori. Poi dovete mettere in conto la benzina per raggiungere il luogo scelto per la grande caccia, la spesa per un panino e, soprattutto, le ore di lavoro. A voi le conclusioni».
E attenzione a quando deciderete di avventurarvi lungo i fiumi. La stagione dell’oro si apre in concomitanza con quella della pesca alla trota, ad aprile inoltrato e si chiude la prima domenica di ottobre quando ricomincia l’attività di deposizione delle uova da parte dei pesci. Prima però di salutare il cercatore d’oro rimane un’ultima curiosità: se proprio volessimo tentare la fortuna, dove andare? Esiste un fiume dorato?. «Esiste solo un hobby e tanta fatica. Ma se proprio dovessi citare un luogo direi la Magliasina».