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CANTONE«Palestinese non è uguale a terrorista»

25.10.23 - 06:30
L'escalation in Medio Oriente infiamma anche il Ticino. L'Associazione Svizzera Palestina chiede la fine dei bombardamenti.
AFP
«Palestinese non è uguale a terrorista»
L'escalation in Medio Oriente infiamma anche il Ticino. L'Associazione Svizzera Palestina chiede la fine dei bombardamenti.

BELLINZONA - I primi convogli umanitari sono potuti entrare dal valico di Rafah durante lo scorso fine settimana. Eppure non bastano. Una goccia nel mare del dramma umanitario che da giorni stringe in una morsa la popolazione a Gaza. In diverse città europee, Svizzera inclusa, migliaia di manifestanti sono scesi in piazza, spesso scontrandosi con le forze dell’ordine, per esprimere il loro sostegno a favore della causa palestinese.

Anche in Ticino ci si mobilita per la causa palestinese - Berna, Basilea e Zurigo hanno proibito lo svolgimento delle manifestazioni per evitare disordini. Le autorità cantonali ticinesi, malgrado varie restrizioni, hanno invece permesso all'Associazione Svizzera-Palestina Gruppo Ticino e Moesano di riunirsi a Bellinzona, lo scorso 18 di ottobre. Ora si attende la luce verde per una nuova manifestazione, in programma per il prossimo sabato.

«Condanniamo la brutale oppressione israeliana, che spinge i palestinesi a forme anche dure di resistenza, nel rispetto del diritto internazionale umanitario, tenendo conto del fatto che questo stesso diritto ammette la resistenza da parte di una popolazione sotto occupazione», ci ha spiegato Enrico Geiler, coordinatore del gruppo in Ticino. «Chiediamo la sospensione dei bombardamenti e l'apertura affinché la striscia di Gaza sia rifornita correttamente di viveri, elettricità e acqua». L'associazione, che conta qualche decina di membri nel nostro cantone, si è subito mobilitata dopo l'escalation militare. «Cerchiamo di far passare il messaggio attraverso propaganda e articoli sui giornali, oltre a conferenze nelle scuole e vari incontri».

«Palestinese non significa terrorista» - Il punto cardine di questo lavoro di divulgazione è «smentire una tesi purtroppo comune: ovvero quella che palestinese è uguale a terrorista. È gente normale che purtroppo si è vista arrivare migliaia di sionisti cattivi che li maltrattano e li derubano per farli passare come terroristi». Il lavoro dell'associazione è però molto più esteso. «Mettiamo in contatto ditte svizzere con informatici palestinesi. I palestinesi sono molto ben istruiti, soprattutto in informatica, però non possono uscire dalla Palestina. Sono quasi prigionieri».

Una “detenzione” che l'associazione aiuta ad allentare grazie al lavoro a distanza. «Li aiutiamo inoltre a esportare i loro prodotti in Svizzera e tentiamo di impedire l'esportazione di prodotti israeliani fabbricati illegalmente nelle colonie». 

Il conflitto in Medio Oriente ha infiammato gli animi anche in Ticino. Geiler ci spiega il motivo della sua militanza. «Gli ebrei hanno deciso di creare uno stato solo per gli ebrei in Palestina. Però la Palestina era già abitata dai palestinesi. Piano piano hanno cominciato a scacciare gli arabi e occupare le loro case e le loro terre. Questo ha creato un conflitto ancora oggi vivo. La pulizia etnica, iniziata nel 1948, non si è mai fermata ed è ancora attualmente in corso, soprattutto in Cisgiordania. Ogni giorno vengono uccisi dagli israeliani, cacciati dalle loro case. Se si mette una caldaia sotto pressione, a un certo momento scoppia».

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