È stata inaugurata oggi a Bellinzona la struttura d'accoglienza per senzatetto. «Il nome? In ricordo di quella donna morta di freddo».
BELLINZONA - Dieci anni di battaglie, anche aspre. Ma alla fine Casa Marta di Bellinzona è divenuta realtà. La struttura d'accoglienza dedicata alle persone senza tetto o in difficoltà - sita in Via Guisan nello stabile ex Ostini che prima dei lavori di riattazione era rimasto disabitato per quasi cinquant'anni - è stata infatti ufficialmente inaugurata oggi - sabato undici novembre 2023 - alla presenza delle autorità comunali e cantonali.
I servizi offerti - Nello specifico Casa Marta dispone di 32 posti letto distribuiti in 15 camere e due piccoli appartamenti. La terza struttura di questo genere in Ticino - dopo Casa Astra a Mendrisio e Casa Martini a Locarno - vuole offrire una prima accoglienza (vitto, alloggio, abiti, doccia, lavanderia e soprattutto ascolto) e un sostegno a lungo termine (aiuto per problemi medici, giuridici, psicologici, finanziari, riabilitazione tramite il lavoro all’interno della struttura, ricerca di lavoro e casa) alle persone in difficoltà, attivando i contatti con i servizi sociali statali e assicurando loro gli aiuti cui hanno diritto.
Tanti residenti bisognosi - Per fare questo Casa Marta potrà contare su uno staff formato e competente. E sarà aperta per 365 giorni all'anno. Sia di giorno che di notte. «Si pensa sempre che siano solo gli stranieri di passaggio ad avere bisogno di una mano», ci confidava qualche mese fa il presidente della fondazione Casa Marta Renato Minoli. «Non è così. Le statistiche indicano che ad avere necessità di aiuto da parte di strutture come la nostra sono per circa il 75% residenti. Una struttura del genere è più necessaria che mai, anche nel Bellinzonese».
Un simbolo - Casa Marta è un sogno portato avanti anche da Luca Buzzi. Un sogno che purtroppo il consigliere comunale ed ex docente di fisica al Liceo cittadino - scomparso ormai da quasi due anni - non ha potuto veder realizzato. A rappresentarlo oggi c'era però la sua famiglia che ha continuato la sua lotta. Una battaglia che era partita da un fatto tragico: la morte per asfissia di due ecuadoriani - Marta ed Enrique - in un furgone avvenuta il 30 dicembre 2008 nell'area di servizio di Monte Carasso. «Abbiamo scelto il nome di Marta per ricordare quella tragedia», ci aveva confidato Silvana, vice presidente della fondazione e vedova di Luca Buzzi. «Per noi è diventata un po' il simbolo di chi si trova in un periodo delicato».