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LUGANOUn viaggio nell'arcipelago degli adolescenti in Ticino

01.12.23 - 06:30
Isole: un libro che dà voce e racconta al mondo esterno la realtà dei ragazzi dei foyer della Fondazione Amilcare.
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Un viaggio nell'arcipelago degli adolescenti in Ticino
Isole: un libro che dà voce e racconta al mondo esterno la realtà dei ragazzi dei foyer della Fondazione Amilcare.

LUGANO - È conosciuto da tutti come grafico-vignettista e giornalista, ma lui, Corrado Mordasini, circa un anno fa ha deciso di rimettersi in gioco, lanciandosi nel percorso per diventare educatore. «Una crisi mistica», come lui stessa l'ha definita, che l'ha portato a svolgere lo stage formativo nei foyer della Fondazione Amilcare, associazione no profit che si occupa di accogliere e reintegrare nel tessuto sociale gli adolescenti che per ragioni diverse si trovano in un momento di difficoltà. Un'esperienza toccante che «mi ha dato tantissimo, mi ha fatto maturare, nonostante non sia più un ragazzino», da cui è nato il libro “Isole, Viaggio nell’arcipelago degli adolescenti in Ticino” (Fontana Edizioni, 96 pagine, costo 30 franchi) presentato ieri, giovedì 30 novembre, allo Spazio Ado di via Besso a Lugano.

In copertina delle scarpe vissute: sono quelle di un ragazzo che vive in un foyer della Fondazione, a testimonianza della «vita sofferta, ma anche del cammino che ognuno di loro intraprende per cercare di migliorare», spiega Mordasini.

Fondazione AmilcareLa copertina del libro “Isole, Viaggio nell’arcipelago degli adolescenti in Ticino” (Fontana Edizioni, 96 pagine, costo 30 franchi)

Un mondo conosciuto per stereotipi

L'idea di raccogliere le testimonianze, i pensieri, le situazioni, i racconti e le storie di ragazzi ed educatori dei foyer è venuta naturalmente: «Mi sono chiesto cosa potessimo fare per raccontare la realtà che viviamo all’esterno».

Una proposta da subito ben accolta da educatori e ragazzi della Fondazione Amilcare e non solo. «Al progetto - aggiunge - hanno partecipato anche diversi ex ragazzi, che adesso hanno 25 o 30 anni e che ormai sono fuori dalla Fondazione, ma che continuano a mantenere un legame fortissimo».

Questo volume rappresenta una sorta di finestra aperta verso un mondo conosciuto per stereotipi. È nato con l’intento di dare voce a ragazzi ed educatori, a chi vive nei centri educativi per minorenni (CEM). Sfogliando le sue pagine si possono percepire le emozioni di questi ragazzi. Ci sono storie interessanti, a volte tristi, canzoni, poesie. «Ognuno di loro ha dato quello che poteva e che voleva», sottolinea Mordasini. Frasi, parole, ricordi: da questi scritti emerge come stanno gli adolescenti oggigiorno. «Sono anche padre di tre figli di 26, 22 e 20 anni. Generalmente si avverte la presenza di un grande disagio. Emerge sotto forma di ansia, tristezza, angoscia e problemi psichici. Il problema comunque non sono i giovani, ma piuttosto questa società sempre più fragile, in cui si fa sempre più fatica a conoscere se stessi, anche causa della perdita generale di valori. I giovani sono il riflesso di come sta la società adulta».

Corrado MordasiniUn momento di gioco tra gli educatori e gli adolescenti allo Spazio Ado della Fondazione Amilcare

«Ogni storia mi ha lasciato un segno»

A questa analisi gli fa eco Gian Paolo Conelli, presidente della Fondazione Amilcare. «Questi ragazzi non stanno male perché “sono un problema”, ma per via della complessità della nostra società che non riesce più a dare un senso alla vita. Questi ragazzi sono nel vortice un po' come lo siamo spesso noi adulti. Sono una cartina di tornasole dello stato in cui versa il mondo degli adulti. Allo stesso tempo hanno dentro loro delle risorse che non vanno dimenticate». «Questo libro ha lo scopo di mostrarli nella loro unicità e nelle loro ricchezza. Sono testimonianze che mostrano come le vite che si intrecciano all'interno di un foyer, tra ragazzi ed educatori, hanno una valenza che va ben al di là della semplice prestazione sociale». «Sono storie, a volte crude o tristi, altre luminose, dei desideri di riscatto. In molte emerge un vissuto più difficile rispetto a quello di altri. Ogni testimonianza esprime la molteplicità dei vissuti di questi ragazzi, la loro complessità»

L’isolamento social e la socialità estrema dei social

I ragazzi spesso arrivano nei foyer con l’ansia e la paura «di affrontare il mondo, le relazioni sociali». Grazie al lavoro degli educatori tornano però a sperare: «Capiscono che è possibile costruire una relazione non giudicante, di ascolto. Anche il fatto di mettere nero su bianco pensieri ed emozioni nella consapevolezza che saranno pubblicati in un libro è stato un atto molto, molto importante per svelarsi e per raccontarsi».

Una società difficile e complessa in cui all’isolamento sociale, di cui sono protagonisti sempre più spesso gli adolescenti, si contrappone l’iper socialità portata agli estremi dai social network. «Accompagniamo i ragazzi nel cercare di gestire al meglio la complessità di questa socialità che non si spegne mai. Un ragazzo della mia generazione, quando rientrava a casa da scuola, spegneva tutto quello che erano i vissuti collettivi, le situazioni conflittuali con compagni di classe, con gli amici. Invece oggigiorno sono sempre immersi in questa vita sociale che non si ferma mai - E conclude - Devono essere accompagnati e imparare a relativizzare ogni situazione, imparandola a gestire».

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COMMENTI
 

vulpus 1 anno fa su tio
L'isolamento sociale non è solo dei giovano, ma anche degli adulti purtroppo. Queste sono purtroppo ancora le eredità del covid, quando hanno spaccato in due la società.

Disà 1 anno fa su tio
Risposta a vulpus
siamo sempre più selettivi bene o male ne va la socialità
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