A dirlo è la ricerca "Stopfemizid". Sono stati 18 in tutto il 2023.
Telefono Amico: «In aumento gli episodi denunciati al nostro servizio. Rivolgersi a noi è un primo passo per condividere le proprie esperienze e, se necessario, acquisire la fiducia per poi agire».
BERNA / BELLINZONA - Uno ogni due settimane circa. È allarmante la frequenza dei femminicidi in Svizzera: secondo la ricerca “Stopfemizid”, sono già quattro le donne uccise per mano maschile da inizio anno.
Le vittime - Il primo caso si è verificato sul lago Lemano il 5 gennaio: la vittima aveva 46 anni e per la sua morte è stato posto in detenzione preventiva un cittadino svizzero. Una decina di giorni dopo, a Wädenswil, una 56enne è stata trovata morta nel suo appartamento: è stato arrestato un 25enne svizzero presente nella stessa abitazione.
Una ragazza di 27 anni, scomparsa a fine gennaio, è stata rinvenuta senza vita il 10 febbraio vicino a Laufen-Uhweisen: in manette è finito il marito. Una settimana fa, invece, è stata identificata la vittima del delitto compiuto a Binningen: si tratta di K.J., una ex modella di 38 anni che partecipò alla finale di Miss Svizzera nel 2007. Gli inquirenti presumono che il compagno, l'uomo svizzero di 41 anni arrestato sulla scena del crimine, sia il responsabile dell'uccisione.
Nel 2023, sono avvenuti 18 femminicidi con vittime di età compresa tra i 18 anni e gli 80 anni. Inoltre, 4 donne sono sopravvissute fuggendo dai loro aggressori. La violenza, spiega Telefono Amico, non dipende dalla classe sociale e nemmeno dall’età. Però, come dice bene il motto del servizio decennale, parlarne aiuta.
Le denunce aumentano - «Rispetto al 2022 - spiega la responsabile Pubbliche relazioni per il Ticino e Grigioni Italiano Claudia Cattaneo - lo scorso anno abbiamo riscontrato un aumento degli episodi denunciati al nostro servizio. In generale, riceviamo soprattutto telefonate da parte di donne per casi di violenza domestica. Sebbene non siano così numerose, le richieste di aiuto sono arrivate anche da uomini e da giovani che subiscono violenza psicologica e/o fisica nel contesto famigliare, scolastico e professionale».
In queste occasioni, è importante non rimanere soli: «Confidarsi con qualcuno richiede coraggio - continua Cattaneo - ma aver la possibilità di parlare aiuta e dà sollievo. Rivolgersi al Telefono Amico è un primo passo per condividere le proprie esperienze e, se necessario, acquisire la fiducia per agire concretamente. Inoltre, vige l’anonimato: la persona è libera di parlare sapendo che quanto detto rimane fra le nostre mura».
Non c’è nessun obbligo o imposizione, quindi, di rivolgersi alle autorità. «Qualora la persona lo volesse - conclude Cattaneo - i volontari possono dare informazioni e contatti per raggiungere altri servizi presenti sul territorio che possono fornire un aiuto effettivo e, in caso di urgenza, possono allertare i servizi di pronto intervento. Usiamo sempre la delicatezza, aiutando le persone a costruire un rapporto di fiducia e a uscire dall’isolamento».
Telefono Amico si avvale di un’esperienza decennale, collabora dal 1997 con il Dipartimento della sanità e della socialità nell’ambito della Legge Federale concernente l’aiuto alle vittime di reati (LAV).
Tel. 143 offre un servizio di ascolto continuo, 24h/24, 365 giorni all’anno e anche una consulenza chat a orari fissi (per gli orari di apertura consultare il sito https://www.143.ch/it/chat-svizzera- italiana/). In entrambi i casi vige l’assoluto rispetto dell’anonimato.