Radar dati alle fiamme, minacce, lettere e pacchi sospetti: diversi eventi preoccupanti sono avvenuti negli ultimi tempi nel nostro Cantone.
Il Cancelliere dello Stato Arnoldo Coduri e il Direttore del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi analizzano la situazione.
BELLINZONA - 21 aprile. Un radar viene dato alle fiamme ad Airolo. 26 gennaio. Un sospetto pacco bomba viene recapitato presso l’Istituto delle assicurazioni sociali (IAS) di Bellinzona, provocandone l'evacuazione. 22 dicembre 2023. Una busta contenente della polvere non identificata (poi risultata innocua) viene spedita allo stabile dei servizi centrali della Polizia cantonale. 30 agosto 2023. Un uomo entra nell’atrio di Palazzo delle Orsoline proferendo minacce e ingiurie (e viene poi arrestato). 9 agosto 2023. Minacce telefoniche provocano la chiusura di Piazza Governo (e l’arresto dell’autore).
Allerte e allarmi, questi, che sembrano celare tra la popolazione un certo malcontento nei confronti delle istituzioni ticinesi che negli ultimi tempi si trovano sempre più sotto pressione. Ma è davvero così? Ne abbiamo parlato con il Cancelliere dello Stato Arnoldo Coduri e con il Direttore del Dipartimento delle istituzioni (DI) e vice presidente del Governo Norman Gobbi che analizzano la situazione.
«Nessun attacco» - «Le istituzioni - precisa Coduri - non sono sotto attacco. Episodi di questo genere si sono sempre verificati e rimangono fortunatamente rari. A cambiare è piuttosto il risalto, sempre crescente, che ottengono nella dimensione pubblica, elemento che non vorrei li potesse incentivare in futuro». «Il tema della mancanza di fiducia nelle istituzioni posto ogniqualvolta succede qualche accadimento particolare è spesso uno strumento usato per colpire, una volta di qua e una volta di là, chi fa parte del sistema democratico e politico», precisa da parte sua Gobbi. «Anche perché non possiamo parlare in generale di istituzioni; occorre definire che cosa e quali siano le istituzioni. E per me le istituzioni sono tutte le componenti della società».
«Calo dell'interesse» - Per Coduri, che dal proprio osservatorio monitora con occhio vigile la situazione, è (anche) sbagliato parlare di un calo generalizzato di fiducia nelle istituzioni. «Quello che ci preoccupa, e ci preoccupa molto - sottolinea però il Cancelliere di Stato - è il calo della partecipazione attiva alla nostra democrazia diretta, che non si riflette soltanto nel declino della partecipazione a votazioni ed elezioni, ma anche nelle abitudini informative. Alcuni studi osservano infatti che una fascia sempre più ampia della popolazione svizzera e ticinese è poco interessata alle notizie e non sente il bisogno di tenersi aggiornata sull’attualità».
«Le istituzioni siamo noi» - Il consigliere di Stato Norman Gobbi puntualizza: «Le istituzioni siamo noi. Tutti noi cittadini. Chi fa parte della scuola, chi ha una famiglia, chi fa politica, chi lavora per la polizia, chi va in Chiesa, chi siede in Governo o in Parlamento, chi amministra la Giustizia o lavora nei diversi rami dell’economia. E se perdiamo la fiducia in noi stessi, nel nostro lavoro, nel nostro impegno nelle varie “agenzie” istituzionali allora ognuna di loro scricchiolerà», sottolinea il consigliere di Stato. «Ed è quello che sta succedendo non da oggi, ma da anni».
«Consolidare la fiducia» - Per questo motivo, secondo Coduri, bisogna fare tutto il possibile per «salvaguardare» e «consolidare» questa fiducia. Anche se essa è influenzata anche da fattori non controllabili da Cantone e Confederazione. Basti pensare all'attuale contesto internazionale di incertezza fomentato da conflitti, guerre e crisi di vario genere. «L’attuale opacità delle prospettive economiche, sociali e ambientali influisce sull’inquietudine della popolazione per il suo futuro», sottolinea il Cancelliere, precisando come la politica debba fornire «chiavi di lettura adeguate per questa realtà, orientandosi poi verso soluzioni che siano sostenibili, efficaci e lungimiranti».
Un problema che tocca tutti - Una bella sfida che concerne tutta la società. E che in un modo o nell'altro tocca tutti. «La nostra democrazia - ricorda Gobbi - vive se vi è partecipazione attiva della cittadinanza. Trovare nuovi modi per stimolare questa partecipazione è una bella sfida, per noi nel nostro piccolo Ticino, ma in generale in Svizzera e nei paesi a noi vicini. Certo, anche tutti i media - conclude il direttore del DI - hanno compiti e responsabilità, che non sono solo quelle del “cane controllore”, ma anche quelle di portare novità, stimoli, proposte e di favorire il dibattito, il confronto e le idee».
Abbassare i toni - Da parte sua Coduri conclude lanciando un appello rivolto a tutti i ticinesi. «Come Cancelliere dello Stato, il mio invito a tutte e tutti – politici, rappresentanti dei media e popolazione – è di riflettere maggiormente sulle parole che scegliamo, quando ci esprimiamo pubblicamente. Ho l’impressione che sempre più spesso le discussioni si trasformino in una gara a chi "urla più forte", non solo per il volume della voce, ma proprio per la tipologia di espressioni utilizzate. Sono convinto che il ritorno a toni più pacati nel dibattito pubblico favorirebbe la ricerca di compromessi e soluzioni politiche percorribili, anche su temi divisivi e complessi, creando la necessaria serenità per affrontare le complesse sfide alle quali il Ticino è confrontato».