I "piccoli" al confine rinunciano ai margini di guadagno. Si prova a riconquistare gli italiani. Ma al momento è un mercato morto.
Il 2022 è stato l'anno dello spartiacque. La politica? «"Drogata" dal sistema e assente – secondo gli esperti –. Noi ora siamo quelli che inquinano. Non ci aiuteranno mai».
PONTE TRESA - Diesel e benzina sempre più vicini nel prezzo. In alcune zone tra i due carburanti c'è una differenza di soli tre centesimi al litro. È un fenomeno curioso quello che si nota in diverse stazioni di rifornimento ticinesi da qualche settimana. Soprattutto in quelle piccole o della fascia di confine.
La rinuncia – «Gli scorsi inverni sono stati miti – evidenzia Pietro Lurati, responsabile comunicazione e marketing di Euro Service per il Ticino –. È avanzato tanto combustibile in generale. Ma la realtà è che diversi benzinai stanno rinunciando a qualche margine di guadagno per essere un po' più concorrenziali con l'Italia».
C'erano una volta gli italiani – E pensare che fino al 2022 erano gli italiani a venire spesso a fare rifornimento in Ticino. Poi è scoppiato il conflitto tra Russia e Ucraina con una conseguente impennata dei prezzi delle materie prime. E mentre l'Italia all'epoca aveva deciso di rinunciare provvisoriamente a una tassa sul carburante, in Svizzera non è stato così.
Franco forte – «E già lì – riprende Lurati – si è creato uno scollamento col passato. In particolare per i benzinai ticinesi. Qui non è come in altri Cantoni. Il potere d'acquisto della gente è più limitato. Il resto lo ha fatto il franco forte. Con un franco così forte, diversi beni costano di più in Svizzera rispetto ad altrove. E il carburante non fa eccezione».
Anacronismo – «La politica è proprio sorda nei nostri confronti – dice Carlo Rampinini, direttore di Piccadilly SA –. Lo è sempre stata. Ma adesso ancora di più visto che si continua a parlare di ecologia. Il nostro settore non è più attrattivo ed è visto come quello che inquina. È anacronistico pensare che la politica ci tenda la mano, rinunciando a tassarci così tanto».
«Piccoli più avvantaggiati» – D'altra parte un gruppo come Piccadilly non può nemmeno giocare troppo sulla riduzione dei prezzi. «Abbiamo 40 stazioni in Ticino con complessivamente circa 300 collaboratori. Per le piccole realtà è un po' più facile rinunciare a qualche centesimo di margine di guadagno. La nostra azienda è grande, i conti devono quadrare. Ogni mese dobbiamo garantire il versamento degli stipendi ai collaboratori che, non va dimenticato, sottostanno a due diversi contratti collettivi nazionali».
«Il mercato sta cambiando» – Rampinini lo ribadisce: «Sostanzialmente abbiamo perso il mercato italiano. Quello che aveva fatto la fortuna di tante stazioni di servizio ticinesi di confine. La politica potrebbe renderci più competitivi defiscalizzando almeno in parte i prodotti, ciò permetterebbe di recuperare quei volumi che oggi mancano e che, per finire, genererebbero maggiori introiti anche per la stessa Confederazione. Ma non lo fa».
Vantaggi per chi paga in euro – E allora c'è chi si arrangia come può. Alcune stazioni di confine stanno adottando una strategia piuttosto innovativa. È il caso anche di Euro Service, ad esempio nelle stazioni di Caslano o Ponte Tresa. «Chi paga in euro, gode di un cambio favorevole – illustra Lurati –. Non solo per il diesel. Anche per la benzina. È un modo per cercare di riconquistare i clienti italiani e per andare incontro agli automobilisti».
«Forte riduzione dei punti vendita in vista» – Matteo Centonze, presidente dell'Associazione ticinese stazioni di servizio, non ha dubbi: «Le stazioni di servizio in Ticino sono troppe rispetto alla domanda attuale. Nei prossimi anni, ci aspettiamo una forte riduzione dei punti vendita. Ogni operatore cerca di offrire servizi aggiuntivi: oggi una stazione di servizio non può più sopravvivere solo con la vendita di carburanti. Le vendite del negozio, il servizio di ristorazione o il cambio valuta sono diventati fondamentali per far quadrare i conti».
«Manca il volere politico» – Centonze non le manda a dire al mondo politico. «Sul prezzo di vendita attuale del carburante dobbiamo considerare che le tasse incidono per circa un franco al litro. Tuttavia, la politica è ormai "drogata" da queste entrate al punto da tollerare persino il prelievo dell’IVA in fattura, la tassa sulla tassa, che è anticostituzionale. I mezzi per venire incontro ai cittadini ci sarebbero, ma manca appunto il volere politico».