Drastico calo dei pernottamenti nei primi mesi della "bella" stagione. Sonja Frey, presidentessa di hotelleriesuisse Ticino: «Oltre -10%».
LOCARNO - Pioggia. Sole. E ancora pioggia. Roba da impazzire per gli albergatori della Svizzera italiana. Confrontati con una primavera ballerina a dir poco. Sonja Frey, presidentessa di hotelleriesuisse Ticino, fa gli scongiuri in vista delle prossime settimane.
Dopo una Pasqua invernale, una primavera spesso bagnata. Qual è lo stato d’animo del settore?
«Insomma. Siamo troppo meteodipendenti. Il weekend lungo dell’Ascensione è andato bene, con un 88% di occupazione delle stanze. Ma quello di Pentecoste invece è di nuovo sceso al 65%. Con un 71% nel Luganese e un 58% nel Locarnese. Una percentuale davvero bassa».
Quanto state perdendo rispetto allo scorso anno?
«In generale siamo indietro del 5-6% rispetto al 2023. Nel Sopraceneri però la percentuale si aggira attorno al 10-15%. Il Luganese regge».
Perché queste differenze da zona a zona?
«Nel Locarnese il turista viene soprattutto per il bel tempo e per stare all’aria aperta. Il turismo del Luganese è invece legato più al business, alla cultura, ai congressi. Attività che di cui si può beneficiare anche al chiuso».
Tutto qui?
«No. È chiaro che nel Locarnese la clientela è in maggioranza svizzero tedesca. Sono turisti che quando vedono le previsioni del tempo, poi fanno in fretta a disdire le prenotazioni. Il Luganese invece ha una clientela che viene da più lontano. E uno che arriva dall’altra parte del mondo non sta a guardare le previsioni meteo».
Chilometri e chilometri di coda al Gottardo. Poi però gli hotel ticinesi non sono così pieni. Qualcosa non torna.
«Prima di tutto bisogna ricordarsi che tanti hanno case di vacanza in Ticino. Poi, certo, significa che tanti vanno altrove e non si fermano da noi. Ogni tanto anche i media d’oltre Gottardo esagerano nel dipingere il maltempo in Ticino. Ci sono tante componenti».
Dunque?
«Dobbiamo davvero migliorare l’offerta anche nei singoli alberghi per le situazioni di maltempo. Avere una piscina, una spa. Oppure collaborare di più con altri partner come ad esempio musei, imprenditori del settore enogastronomico».
Qual è la sua visione per il futuro prossimo?
«Parliamoci chiaro: non possiamo più pensare di vivere solo con un turismo svizzero tedesco. Bisogna fare come Como. Andare a prendere i clienti lontani. Negli Stati Uniti ad esempio. Gente che ha voglia di viaggiare e di spendere, con qualsiasi tempo. Ticino Turismo si sta muovendo in tal senso. Solo che i risultati non sono immediati».
Ticino Turismo: «Sì, è vero: ci interessano gli americani»
Ma Ticino Turismo sta davvero andando a caccia di americani? Stando al direttore Angelo Trotta sembrerebbe di sì: «Il mercato statunitense è sicuramente uno dei nostri target principali. Rappresenta il nostro quarto mercato di riferimento dopo il resto della Svizzera, la Germania e l’Italia. Nel 2023 in Ticino si sono registrati circa 90mila pernottamenti alberghieri da parte di turisti statunitensi, un dato in aumento del 20% rispetto al 2022, ma comunque in crescita anche rispetto alla situazione pre Covid. Proprio in considerazione della sua importanza è un mercato in cui intendiamo continuare a investire sempre di più. Anche attraverso viaggi stampa organizzati. Ad aprile, per la seconda volta in pochi anni, un video girato in Ticino è stato proiettato ripetutamente a Times Square, uno dei luoghi simbolo di New York».