Maternità e lavoro non sempre vanno d'accordo. Mamma Nathalie però può portare il suo bimbo sul lavoro. E tutti si occupano di lui.
LUGANO - Maternità e lavoro non sempre vanno d'accordo. A Lugano, però, c'è un esempio davvero virtuoso. Riguarda Nathalie Ippolito, consulente della Scuola Svizzera di tedesco. «Mio figlio, a soli otto mesi, ha già un posto in ufficio», sottolinea. Letteralmente, perché la mamma, impiegata a tempo pieno, se lo porta con sé tutti i giorni al lavoro.
«Quando il bimbo chiama, lo allatto» – La singolare situazione viene raccontata in un video di tio.ch dalla diretta interessata e dai titolari dell'azienda. «Non ci sono baby sitter sul posto – spiega Nathalie –. Praticamente hanno allestito una sala interamente dedicata al bimbo. Quando lui ha bisogno, io posso staccarmi dal lavoro e andare ad allattarlo. Dopo il congedo maternità sono rientrata al lavoro a tempo pieno. Senza fare mancare nulla a mio figlio e nemmeno all'azienda».
«Un sacco di zii» – Il piccolo è stato "adottato" un po' da tutto il personale. «Ha un sacco di zii», commenta la mamma. Non solo. Dagli uffici possono andare e venire parenti e amici di Nathalie che, a rotazione, si occupano del bimbo quando la madre è occupata nelle consulenze.
«Struttura aperta» – Un aspetto tutt'altro che scontato nell'era della privacy. «La privacy la rispettiamo anche noi ovviamente – puntualizza Federica Guerra, co titolare dell'azienda –. Ma la nostra da sempre è una struttura molto aperta. Cosa accadrà se altre donne decidessero di fare figli? Ci attrezzeremo. Nathalie è stata la prima. Vogliamo fare stare bene chi lavora per noi».
«Gioia a tutto il team» – Anche Andrea Maurin, l'altro titolare, è entusiasta di quanto introdotto. «Secondo noi se una persona è serena sul posto di lavoro, è serena anche nel suo impegno e nella sua dedizione all'attività. Bisogna anche dire che il bambino porta molta gioia a tutto il team».
«Sono una privilegiata» – Nathalie, che abita a Pregassona, lo ammette: «Sono una privilegiata. Conosco altre neo mamme che non trovano alcun appoggio dal datore di lavoro. Alcune sono disperate. Altre sono costrette ad allattare di corsa e in fasce orarie in cui il bimbo non avrebbe nemmeno necessità. Io invece ho un sostegno totale. Mi hanno anche permesso di mettere un fasciatoio nel bagno e di dedicare un armadio ai vestiti e al materiale per mio figlio».
«Modello applicabile anche altrove» – Ma questo sarebbe un modello applicabile anche in altre aziende? «Dal mio punto di vista sì – sostiene la mamma –. Chiaro che servono supporto e disponibilità da parte dei colleghi. Posso solo ringraziare chi mi ha dato questa opportunità».