E sul costo dei farmaci Piero Poli (Fit) avverte: «Non possiamo investire se guadagniamo meno di quanto spendiamo».
LUGANO - Mancanza di manodopera, nuovo accordo fiscale dei frontalieri, ma anche un tasso di cambio che ha avuto un impatto negativo. Sono queste le principali difficoltà con cui le aziende del settore chimico farmaceutico del canton Ticino si sono confrontate nel 2023. A snocciolare le questioni, durante la conferenza stampa svoltasi mercoledì mattina a Lugano, il presidente di Farma Industria Ticino (Fit) Piero Poli affiancato dalla direttrice Daniela Bührig.
Le tensioni geopolitiche condizionano l'export - Nonostante la pandemia, e il suo impatto sull'economia, possa essere considerata alle spalle, sono diverse le situazioni a destare incertezza nel settore. Fra tutte, «la situazione tesa a livello geopolitico, nonché le guerre e il taglio ai tassi di interesse», sottolinea Poli. In questi mesi, spiega, le aziende produttrici «hanno dovuto fare i conti con il fatto che il Canale di Suez è stato tagliato fuori dalle rotte commerciali», riflettendosi anche su un aumento dei costi di trasporto e quindi sui prezzi finali. Tiene a sottolineare infatti che l'84% del fatturato delle aziende è dato da prodotti destinati all'esportazione.
Aumento dei costi con un franco rafforzato - Il rafforzamento del franco svizzero inoltre ha contribuito a mantenere la situazione difficile. «Ha avuto sicuramente un impatto negativo, poiché sono aumentati i costi, diminuendone semplicemente il margine di guadagno». Con il franco forte comprare prodotti farmaceutici made in Switzerland è diventato nei mesi più oneroso, nonostante delle 52 aziende associate alla Fit, solo il 27% ha dichiarato in un sondaggio di aver registrato una diminuzione delle vendite. Per il 35% sono invece rimaste stabili, per il 38% sono aumentate.
D'altro canto, a causa dell'incremento dei premi delle assicurazioni malattia, «la pressione sui farmaci continua», ammette. Anche se ribatte «i costi dei farmaci, che vengono stabiliti dall'Ufficio federale di sanità pubblica (Ufsp) riguardano solo il 12% della spesa sanitaria e ogni anno come industria farmaceutica siamo confrontati con una riduzione di mezzo miliardo di franchi all'anno». Per lui è chiaro: «Non possiamo investire se guadagniamo meno di quanto spendiamo».
Mancanza di tecnici - L'altra questione delicata riguarda il reperimento del personale. «Nel 2023 solo il 24% delle aziende ha dichiarato di aver avuto difficoltà a reperire personale, tuttavia questo dato è destinato a salire. Sia a causa degli effetti del nuovo accordo fiscale sui frontalieri, sia per una carenza generale di manodopera» per un settore che tra frontalieri e residenti impiega circa 3'700 persone full time. «Iniziano a mancare le figure specializzate», a cominciare dai tecnici: il tecnologo in chimica e chimica farmaceutica. «Insomma, non abbiamo chi crea il farmaco», dice senza giri di parole. Una figura poco gettonata a partire dall'apprendistato.
Settore importante per il territorio - «Ad ogni modo - prosegue Poli - ci sono anche dei fatti positivi». A cominciare dagli investimenti che per «il piccolo Ticino» nel 2023 sono stati di 280 milioni di franchi. Di questi la maggior parte (53%) viene usata per investimenti in impianti, produzione e laboratori; il 27% in studi clinici e il 22% nel segmento ricerca e sviluppo. «E poi guardiamo al futuro: il Ticino è un importante hub farmaceutico per il settore delle Scienze della vita. Crediamo che creare un centro di competenza qui in Ticino, sull'asse Milano-Zurigo, sia essenziale per attrarre nuovi talenti. Stiamo puntando su questo».
La nascita del Centro di competenza per le scienze della vita, nell'ambito dello Switzerland Innovation Park Ticino contribuirà a dare al territorio un certo «valore aggiunto, per quanto riguarda il settore chimico farmaceutico. Significa - conclude - poter aiutare i centri ospedalieri a fare un passo in più, grazie a dei progetti che possono portare tutto il territorio a un potenziamento interessante».