L'ambulanza va a caccia di soccorritori volontari. Marco Verdi, responsabile della formazione: «C'è tanto ricambio rispetto al passato».
LUGANO - L'ambulanza cerca nuovi soccorritori volontari. Persone che mettano a disposizione parte del loro tempo per aiutare il prossimo. Marco Verdi, responsabile del settore formativo per la Federazione ticinese dei servizi d'ambulanza, commenta la campagna partita di recente. «Abbiamo lanciato la formazione che parte a gennaio 2025. Il termine per le iscrizioni è fissato per fine luglio».
Che requisiti deve avere un soccorritore volontario?
«Deve essere socievole, aperto al dialogo, al confronto e all'autocritica. Soprattutto deve volere sentirsi utile. Non è un'attività lucrativa, quindi serve una certa vocazione. Bisogna essere flessibili e avere uno spirito di gruppo».
Quanti sono al momento i soccorritori volontari attivi in Ticino e nel Moesano?
«Tra i 150 e i 200. Il fabbisogno è garantito. Ma ce ne servirebbero un po' di più. Il corso offre la formazione a una cinquantina di nuovi soccorritori».
Se il fabbisogno è garantito, perché cercate nuove leve?
«Una volta si faceva volontariato per tutta la vita. Adesso invece si tende a smettere dopo qualche anno. E quindi c'è un forte ricambio a cui dobbiamo fare fronte. È un discorso sociale: adesso la nostra esistenza è più frenetica, meno lineare rispetto al passato. Anche i datori di lavoro a volte non sono tanto flessibili. Un tempo c'era più il senso della comunità, dell'aiutare».
Si è detto che non è un'attività lucrativa e oggi il volontariato è piuttosto in crisi. Come si aggira questo ostacolo?
«Con la passione. È chiaro che non si tratta di un ruolo per tutti. Si è spesso di fronte a situazioni crude o comunque non facili da gestire a livello emotivo».
Ci fa qualche esempio?
«Non per forza parlo del gravissimo incidente. Capita di dovere effettuare interventi tra le mura domestiche ed è quasi più complicato. Perché ci sono i famigliari del paziente a cui badare. Serve tanta empatia. Magari il professionista sta facendo un intervento sul paziente e a quel punto tocca al volontario occuparsi delle relazioni umane».
Non è evidente.
«Assolutamente. Si è di fronte a persone che vivono momenti pesanti. E non è facile trovare le parole giuste. Il soccorritore volontario è un accompagnatore dei due professionisti che ci sono sull'ambulanza. Sembra avere un ruolo marginale, ma in realtà è fondamentale. Non dimentichiamoci poi che due mani in più fanno sempre comodo».
C'è chi da volontario sceglie poi di fare il professionista?
«La maggior parte di noi professionisti è partita col volontariato. Va specificato che essere volontario non agevola l'accesso alla formazione in ambito paramedico. Ma è una questione di vocazione: uno facendo il volontario può capire che quella è davvero la sua strada anche a livello professionale».