Api, vespe e calabroni. Cresce il rischio di venir punti e di aver reazioni allergiche. Ecco cosa dice l'esperto.
BELLINZONA - Api, vespe e calabroni. Noi tutti abbiamo avuto a che fare con questi ospiti fissi dei nostri giardini, durante le calde giornate di primavera ed estate. Una presenza che però, causa il cambiamento climatico, si sta dilatando. A dismisura. Facendo crescere il rischio di essere punti e di dover affrontare reazioni allergiche che possono essere gravi. Addirittura fatali.
Alcuni decessi all'anno - «In Svizzera - precisa Giovanni Ferrari, specialista in allergologia e immunologia presso l'Allergocentro - registriamo in media dieci choc anafilattici su centomila abitanti e tre-quattro decessi all'anno per punture di imenotteri. In Ticino, per quello che so, l'ultima persona a perdere la vita è stata una vecchietta che era stata punta da un'ape quattro o cinque anni fa». In realtà, lo scorso anno una signora di sessant'anni, di salute sana, è deceduta a seguito di uno choc anafilattico causato dalla puntura di un imenottero. Sempre lo scorso anno un quarantenne, anche lui sano, è stato morso da un'ape ed è stato salvato in extremis come ci racconta il dottor Beppe Savary-Borioli, specialista in Medicina Interna generale FMH.
Reazioni locali - Non tutte le punture di imenotteri, fortunatamente, provocano problemi e sintomi gravi. Anzi. «Le reazioni più classiche, quelle che definiamo leggere, provocano solamente un po' di rossore e del gonfiore localizzato nella zona della puntura», sottolinea l'esperto. «Poi ci sono le manifestazioni locali severe che causano gonfiori molto dolenti e dal diametro di più di dieci centimetri che durano più di 48 ore. In questi casi consigliamo un antistaminico o cortisone».
E sistemiche - La reazione allergica provocata dalla puntura di un imenottero può essere però anche sistemica. «Ad esempio - riprende Ferrari - può sfociare in orticaria, in gonfiori, in problemi respiratori e, nelle situazioni peggiori, in uno choc anafilattico». E in questi casi la tempistica d'intervento diventa fondamentale. «I primi sintomi sono solitamente prurito al palmo delle mani, alla pianta dei piedi o alla testa e subentrano molto velocemente». Poi possono emergere problemi respiratori e lo choc anafilattico. «In questo caso - sottolinea Ferrari - va subito fatta un'iniezione di adrenalina che è l'unico farmaco in grado di far regredire lo choc e salvare la vita della persona».
La stagione degli imenotteri - Finora i periodi più a rischio punture erano quelli primaverili ed estivi. Con il mese di settembre a spiccare a causa della vendemmia e della dolcezza dell'uva matura che attrae api e vespe. Ma ora questi periodi si sono dilatati a causa del cambiamento climatico. «Quando gli inverni erano freddi - sottolinea l'esperto - le api andavano in letargo più a lungo e tornavano a svolazzare solo quando ritornava il caldo. Ora tendono a essere più presenti anche in inverno».
Terapia - Nel caso il paziente sia allergico e abbia subito una reazione grave vi è la possibilità di curarlo con una terapia particolare. «Si agisce in un'ottica di desensibilizzazione. Il veleno dell'ape o della vespa viene iniettato sotto cute una volta al mese per cinque anni, inducendo dapprima tolleranza e, in seguito, immunità nel paziente», conclude l'allergologo, precisando che questa terapia ha un'efficacia altissima che si attesta tra il 95% e il 98%.
Cosa fare? - Se dopo una puntura da parte di un insetto si presentassero reazioni gravi, caratterizzate da problemi respiratori e circolatori quali giramento di testa forte e svenimento - segni quest’ultimi di un imminente shock anafilattico, spesso mortale - è necessario chiamare immediatamente il numero telefonico 144, anche se si è in possesso di un pen all’adrenalina che va comunque subito somministrata in questa situazione.