Approvato il rapporto di maggioranza.
BERNA - «Introdurre l’immunità parlamentare analoga a quanto attualmente esiste a livello cantonale anche per coloro che operano in un legislativo comunale (assemblea o Consiglio comunale)». Con 46 voti a favore, 35 contrari e 1 astenuto, il Parlamento ha votato il rapporto di maggioranza, aderendo così alla proposta presentata dal democentrista Tiziano Galeazzi.
I contenuti della mozione - Nel concreto, la mozione chiedeva all’esecutivo di elaborare, in occasione della prospettata revisione della Legge organica comunale (LOC), un articolo ad hoc sul tema. L’obiettivo è «evitare il ridimensionamento o il condizionamento dell'esercizio democratico per timore che da atti parlamentari e in genere dallo svolgimento della carica di consigliere comunale possano derivare procedure d’ordine penale». Come sottolineato dallo stesso Galeazzi, «non è un alibi per poi comportarsi in modo scorretto. L’immunità non è una corazza, è però uno strumento in più».
La posizione del Governo - L’esecutivo, nel suo messaggio, ha sottolineato come la mozione sia stata già oggetto di un’iniziativa parlamentare elaborata nel settembre 2018 (sempre dallo stesso Galeazzi). «In occasione della revisione generale della LOC - che il dipartimento delle Istituzioni intende mettere in campo durante la legislatura comunale 2020/2024 - si potrà valutare se e con quali modalità sia effettivamente necessario e opportuno inserire nella LOC un disposto con i contenuti voluti con la mozione». Il direttore del dipartimento delle Istituzioni Norman Gobbi ha precisato come, per il Governo, sia importante «l’aspetto della prudenza».
I rapporti - Il rapporto di maggioranza - relatrice Lara Filippini (UDC) - raccomandava all’aula di aderire alla mozione e chiedeva al Consiglio di Stato di produrre «entro sei mesi un messaggio al fine di introdurre l'immunità nella LOC sia per i Comuni che hanno il Consiglio comunale, sia per quelli che hanno l'Assemblea comunale». Il rapporto di minoranza - relatore Paolo Caroni (il Centro) - «pur riconoscendo le valide motivazioni e la necessità di tutelare maggiormente i membri dei legislativi comunali», chiedeva di bocciare la proposta poiché «eccede le competenze cantonali e potrebbe creare false aspettative di tutela». Proponeva un’altra strada: produrre «un'iniziativa cantonale che sollevi nuovamente la questione a livello federale, invitando a modificare il CPP per includere esplicitamente i membri dei legislativi comunali».
«La libertà d’espressione a livello comunale è garantita» - Sul tema è arrivato anche un comunicato stampa dell'UDC Ticino: «Questo successo rappresenta un importante passo avanti per l'UDC, che ha sempre sostenuto la necessità di proteggere i rappresentanti del Popolo a livello comunale da potenziali conseguenze legali legate alle loro attività politiche. La modifica approvata rafforza il sistema democratico a livello comunale, assicurando maggiore libertà di espressione e tutela per coloro che sono chiamati a dar voce ai cittadini all’interno dei Consigli comunali».
Il CPP - «viene sottolineato che il diritto superiore, in particolare il Codice di Procedura Penale (CPP), permette ai Cantoni di limitare o escludere la responsabilità penale dei membri delle loro autorità legislative per espressioni utilizzate nell'esercizio delle loro funzioni. Questa possibilità è prevista dall'articolo 7, capoverso 2, del CPP, che consente ai Cantoni di estendere tali protezioni ai propri legislatori».