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LUGANOPortare al dialogo chi non vorrebbe neppure parlarsi

03.11.24 - 20:33
Debutta domani a Lugano la settima edizione del Middle East Mediterranean Summit. L'obiettivo? Promuovere il dialogo.
Mem- Vincent Blondeau
Portare al dialogo chi non vorrebbe neppure parlarsi
Debutta domani a Lugano la settima edizione del Middle East Mediterranean Summit. L'obiettivo? Promuovere il dialogo.

LUGANO - Portare al tavolo del dialogo chi, di per sé, non vorrebbe neppure sedersi a quel tavolo. La missione del Middle East Mediterranean Summit (Mem), che si svolge ogni anno presso l’Università della Svizzera italiana, non può venire meno ora. La crisi in Medio Oriente e l'incapacità (o l'impossibilità) della diplomazia internazionale di fermare il conflitto in corso, hanno forse messo in discussione la possibilità di organizzare l'evento, ma al tempo stesso rilanciano la necessità di portare altre soluzioni che non si limitino alla violenza.

Un'edizione speciale - Con queste premesse si apre domani, lunedì 4 novembre, la settima edizione del Summit. A Lugano si riuniranno ancora una volta ragazze e ragazzi provenienti da ogni paese della MENA Region (Middle East and North Africa). L'obiettivo? Riunire i giovani della regione del Medio Oriente e del Mediterraneo, che solitamente non hanno occasione di incontrarsi, fornendo loro uno spazio sicuro per immaginare e sperimentare progetti comuni, sviluppare nuove narrazioni e trasformare le sfide in opportunità.

Un’edizione che coincide anche con la prima dell'inizio della guerra a Gaza (dopo gli attacchi del 7 ottobre 2023) e dell’escalation di violenza che ha inghiottito di recente il Libano. «L’organizzazione dell’evento non ha subito modifiche», ci ha confermato Federica Frediani, Project Leader del Mem.

Il dialogo al centro del Summit - Eppure gli ostacoli non sono pochi. «Nonostante questa situazione critica, che senz’altro non ignoriamo, abbiamo deciso di mantenere la nostra attenzione sulle possibilità di discutere ed elaborare delle soluzioni piuttosto che focalizzarci sul conflitto». Il tema scelto per la settima edizione? «Il dialogo in tutte le sue forme». E non poteva essere altrimenti. «I ragazzi rifletteranno su questioni come: “È ancora possibile dialogare durante momenti così critici?”». Insomma il Mem non si sottrae alla sua vocazione.

Ma facciamo un passo indietro. Il cammino che porta alla settima edizione dell'evento non inizia domani. «A inizio ottobre ci siamo trovati a Cipro per un workshop con i partecipanti del Mem. Dopo due giorni di discussioni i ragazzi hanno redatto un documento dal titolo “The foundations for dialogue”. Tutti erano convinti che la strada del dialogo sia ancora possibile».

Ora più che mai - La domanda però sorge spontanea: ha ancora senso parlare di dialogo e di convivenza? «Ora è più importante che mai». Non ha dubbi Frediani. «È sempre stato il nostro punto di partenza. Quali sarebbero le alternative? Arrendersi alla guerra?». Una strada che sembra, in alcuni contesti, inevitabile, eppure «la percezione che è emersa durante questi incontri è che non manca la volontà, anche da parte dei partecipanti, di dialogare».  

Detto questo, dunque, spazio alla sensibilità di chi la guerra la vive sulla propria pelle. «Sicuramente c'è tanta preoccupazione e sgomento per la situazione in cui si trova la regione. Non lo possiamo negare, però non manca il desiderio dei ragazzi a partecipare comunque. Nessuno ha rinunciato a venire a Lugano». Cosa significa? «La volontà di dialogare non viene meno anche in momenti difficili».

Un esempio per altri progetti - Non è possibile organizzare un evento di questo tipo fuori dalla Svizzera. Il Mem non può fungere da esempio per altre iniziative che possano promuovere la necessità del dialogo? «Certamente, il Mem è qualcosa di unico. A Lugano accogliamo persone che non hanno occasione di incontrarsi e diamo voce ai giovani, in quanto singoli individui e non rappresentati di un governo, di potersi esprimere». Un aspetto centrale nel progetto. «È importante ristabilire la dimensione umana al centro di questo scambio», ha concluso Frediani.

Il seminario si chiuderà con il Forum aperto al pubblico diviso in due giornate. Venerdì 8 novembre dalle 17 alle 19.30 si svolgerà un incontro con gli ambasciatori svizzeri della divisione Medio Oriente e Africa del Nord (MENA). Mentre sabato 9 novembre, a partire dalle 9, si svolgeranno quattro panel di discussione con i partecipanti del summit e vari ospiti. Qui il programma completo.

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