Lo affermano gli organizzatori. Intanto 60 giovani della Supsi sono pronti a studiare l'evento per capire che impatto ha sul territorio.
LOCARNO - Una sessantina di studenti della Supsi pronti a scandagliare Winterland. E a trovare la risposta a una domanda in particolare: che impatto genera l'evento natalizio di Piazza Grande a Locarno? Il progetto è stato lanciato nel pomeriggio di oggi, martedì, da Alessandro Siviero, docente del corso di management del tempo libero.
Rischio lodevole – «La domanda di partenza è scomoda – precisa Siviero –. Perché potrebbe anche dare risposte indesiderate. Ma sono stati gli organizzatori di Winterland a chiederci di fare questa cosa. E questo presuppone coraggio. Si analizzerà l'evento da più punti di vista: economico, sociale, turistico. Per capire cosa porta alla regione».
«Vogliamo capire qual è il nostro potenziale» – «Dobbiamo chiederci perché d'inverno non si riesce a fare vivere maggiormente la regione – sostiene Mischa Lämmler, ideatore di Winterland –. Per noi questo progetto rappresenta un'opportunità. Abbiamo un mandato valido per cinque anni, vogliamo capire qual è il nostro potenziale. In un raggio di 150 chilometri Winterland può attingere a un ipotetico bacino di 10 milioni di persone considerando la Svizzera interna, la Romandia e il nord Italia».
La sfida – Musica, giochi sul ghiaccio, divertimento, enogastronomia. Giovedì 21 novembre scatta la seconda edizione di Winterland in un'atmosfera ancora più fatata e luminosa rispetto allo scorso anno. Allo stesso tempo parte la sfida dei ragazzi della Supsi.
«Dobbiamo essere oggettivi» – Ma come si organizzeranno? Gioele, studente al terzo anno, spiega: «Andremo a valutare gli impatti relativi all'economia o alla sostenibilità. Certo, potrebbero emergere anche aspetti critici. Noi dobbiamo essere oggettivi. Ed essere in grado di dare un riscontro trasparente. È quello che si aspettano».
Una finestra sul lavoro – Anche Irene è al terzo anno. E vede in questa esperienza una grande opportunità. «Soprattutto per entrare in contatto col mondo del lavoro in maniera concreta. L'università è una metafora della vita reale. «Potremo vedere da vicino questo evento – precisa Axel, un altro studente –. Fare nuove esperienze. E capire cosa ci aspetterà quando termineremo il nostro percorso scolastico».