La difesa dell'Eoc contesta l'accusa di aver disatteso la legge sanitaria per quanto riguarda la tracciabiltià del proprio operatore
LUGANO - La vicenda giudiziaria seguita all'errore medico che, il 19 dicembre del 2013, ha portato al contagio di epatite C per tre pazienti, non si è conclusa. L'Ente ospedaliero cantonale e il direttore generale Giorgio Pellanda torneranno in aula per il processo bis davanti alla Corte d'appello e revisione penale. L'Eoc, come riferisce La Regione, ha ricorso contro la condanna per lesioni colpevoli gravi per carenza organizzativa (60 mila franchi di multa).
Il processo, programmato peril 19 settembre, durerà un giorno. Le parti e i rappresentati delle vittime saranno quindi chiamati a pronunciarsi nuovamente sul caso.
La disputa principale riguarda le procedure sanitarie. Nella sentenza di primo grado era stato evidenziato come l'operatore copevole di aver usato lo stesso ago più volte avrebbe dovuto essere tracciabile sulla cartella clinica, anche a posteriori (invece l'inchiesta e nemmeno l'Eoc sono stati in grado di identificarlo), facendo notare come fosse stata disattesa la legge sanitaria cantonale.
La difesa, tuttavia, sostiene come anche i principali ospedali nazionali abbiano confermato di adottare le medesime procedure dell'Eoc.