Le previsioni del direttore dell’Epatocentro Ticino, Andreas Cerny: «Troppo preso per parlare di ondata "benigna"»
Il suggerimento resta sempre lo stesso: «L'uso della mascherina è utilissimo a prevenire il contagio»
LUGANO - Impennata di casi, livello di guardia che sale e ovviamente la richiesta di maggior prudenza. Questo, nonostante i numeri (effettivamente saliti nell'arco di pochi giorni), si siano già stabilizzati. «A livello nazionale siamo nuovamente sopra i 100 (anche se oggi, ad esempio, il dato è di molto inferiore n.d.r.). Ce lo aspettavamo», commenta il direttore dell’Epatocentro Ticino, Andreas Cerny.
Per il medico, la misura che ha promosso questa nuova crescita nella curva dei contagi è stata la riapertura a eventi con più di 300 persone. «Accadeva circa un mese fa. Adesso iniziamo a vederne le conseguenze», sottolinea. E le aspettative non sono propriamente ottimistiche: «Probabilmente questa settimana vedremo il numero salire ancora». «Se l'indice di riproduzione supera l'1, l'aumento è matematico - aggiunge Cerny -. In questo momento siamo all'1,3. Ciò vuol dire che la crescita sarà esponenziale, anche se non con la velocità registrata nel mese di marzo».
Il passo indietro deciso per frenare questa nuova ondata, per il medico, avrà sì effetto, ma non nell'immediato: «Anche in questo caso occorre attendere almeno un paio di settimane prima di avere i primi risultati e vedere si la situazione si rinormalizzerà».
Intanto in Ticino, con 8 casi in 72 ore, la situazione sembra essere tutto sommato sotto controllo. Ma Cerny spiega: «I dati del fine settimana sono "clementi" anche perché i checkpoint sono chiusi e i laboratori sono meno veloci. Tuttavia noto positivamente che l'attenzione della popolazione in Ticino è maggiore rispetto a quanto accade a nord delle Alpi. È ancora presto però per parlare di una seconda ondata "benigna"».
Cerny fa notare un altro dettaglio, non trascurabile: «Abbiamo di nuovo dei ricoveri. Era inevitabile. Dal momento in cui si registrano dei positivi è scontato che, dopo le prime 2/3 settimane, qualcuno abbia delle complicazioni tali da richiederne il ricovero in ospedale. Di solito sono problemi legati ai polmoni o ad altri organi che possono essere colpiti».
L'invito dello specialista suona ormai come un mantra: «I dati parlano chiaro: l'uso della mascherina è utilissimo a prevenire il contagio, specie in quelle situazioni in cui, trovandosi in un ambiente chiuso, è più elevato il rischio di "aerosol"».