Lei ticinese, lui di Como. Bloccati dalla burocrazia, poi "rimpatriati" a caro prezzo.
Circa 8000 euro il costo della trasferta. Quando Croce Rossa e Tcs erano già pronti a intervenire.
LUGANO - Un'odissea. È la vicenda dei due giovani (la ticinese Noa e il suo ragazzo comasco Lorenzo) partiti una manciata di giorni fa per una vacanza in Puglia. Quello che doveva essere un romantico soggiorno in una masseria di Ostuni, si è rivelato un incubo.
Lorenzo, infatti, scopre che un amico è positivo al Covid. Anche lui mostra i sintomi. Poi c'è la conferma: ha contratto il virus assieme alla fidanzata.
Come raccontato alla trasmissione "In Onda" di La 7 da Barbara Gazzale Dardani, giornalista e madre di Noa: «una rapida telefonata e un’ambulanza di Cernobbio era già pronta a partire per riportare a casa i due positivi, che malati non sono, perché completino la quarantena in isolamento in una casetta monofamiliare non distante da Como liberata ad hoc dai parenti».
Qui però parte l'incubo. Già il 19 agosto avrebbero potuto tornare a Como, tramite Croce Rossa o Tcs, messosi a sua volta a disposizione. Restano però in Puglia fino al 24. Questo perché sembra non esistere un protocollo di spostamento dal luogo di vacanza alla propria abitazione.
Per poter rientrare hanno dovuto quindi avvalersi di un'ambulanza, partita dalla Puglia, con una scorta di due uomini della polizia giudiziaria che hanno accompagnato i ragazzi fino al luogo della quarantena, a Como. Il tutto alla modica cifra di 2400 euro per l'ambulanza e 5500 euro per la scorta.
La denuncia da parte della madra di Noa è arrivata proprio per segnalare la vicenda a chi potrebbe non disporre di quella cifra. In sostanza, l'auto-denuncia dei due ragazzi è costata alle famiglie quasi 8000 euro (poco più di 8600 franchi).